Vitalizi, nuova mazzata sugli ex consiglieri
Dopo il via libera del consiglio di presidenza del Senato dell’altro ieri, come per gli ex deputati anche per gli ex senatori si procederà con il ricalcolato con sistema contributivo dell’assegno vitalizio, che comporterà risparmi complessivi per 56 milioni l’anno (16 al Senato e 40 alla Camera) con tagli variabili a seconda degli anni in Parlamento di ciascun senatore e deputato e quindi dei contributi versati.
Tra questi ci sono ventuno ex parlamentari trentini - di cui 10 deputati e 12 senatori - che ogni mese ricevono l’assegno.
L’Associazione ex parlamentari, che ha già sostenuto una raffica di ricorsi contro i tagli ai deputati, ha fatto sapere, ad esempio, per quanto riguarda i trentini, che Marco Boato ha subito un taglio del 55,78% del suo vitalizio, che si è ridotto da oltre 10 mila a 4.400 euro lordi al mese, fino al taglio del 77,55% per Alberto Ferrandi, sceso a poco più di 1.000 euro. Per i senatori i criteri applicati sono gli stessi.
L’ex senatore Giorgio Tonini, che ha quattro legislature alle spalle, compirà 60 anni l’anno prossimo, quindi ancora non riceve il vitalizio. Mentre ha maturato il diritto all’assegno, avendo 63 anni e tre legislature in Senato, l’ex senatore leghista Sergio Divina. I parlamentari trentini che hanno ultimato il loro primo e unico mandato il 4 marzo scorso, come Mauro Ottobre, Vittorio Fravezzi, Franco Panizza, Lorenzo Dellai, hanno diritto in base alla riforma del 2012 voluta da Monti, ancora a pensione (non la chiamano più vitalizio), ma solo su base contributiva, ovvero sulla base di quanto versato nella legislatura. L’assegno parte dai 65 anni e dovrebbe aggirarsi per una legislatura intorno ai 1.000 - 1.100 euro al mese. Il deputato rieletto e ora ministro Riccardo Fraccaro riceverà anche lui la nuova pensione politica calcolata con il contributivo alla fine della legislatura in corso e quando avrà maturato il requisito dell’età.
Il vicepremier Luigi Di Maio ha inoltre annunciato che nella manovra di bilancio ci sarà una norma che impone anche alle Regioni e alle Province autonome di tagliare vitalizi agli ex consiglieri così come deciso per ex deputati ed ex senatori. In sostanza, anche per gli ex consiglieri regionali di dovrà ricalcolare l’assegno vitalizio interamente in base ai contributi versati e non più secondo il più favorevole sistema retributivo. In sostanza, si tratterebbe della stessa norma che era prevista dal disegno di legge Richetti, dal nome del deputato del Pd che l’aveva presentato nella scorsa legislatura, che era stato approvato dalla Camera ma poi stoppato dal Senato. Anche in quel disegno di legge si prevedeva il ricalcolo su base contributiva dei vitalizi che già si stanno versando agli ex consiglieri.
Secondo quando dichiarato dal 5 Stelle Di Maio la novità dovrà riguardare anche il Trentino Alto Adige, che come avvenuto per la riforma Monti del 2012, dovrà recepire la nuova norma con una legge regionale. La scure che sta per essere calata da Roma sui vitalizi degli ex consiglieri regionali trentini e altoatesini si innesta però su una situazione locale già complicata dalla riforma del 2012 e controriforma del 2014 per il ricalcolo dei vitalizi attualizzati degli ex consiglieri su cui pensano decine di ricorsi di chi non ha accettato di vedersi tagliare le cifre che aveva già incassato - qualcuno anche fino a 1 milione di euro - e che non ha intenzione di restituire.
Su questo ricalcolo si attende ora la pronuncia della Corte costituzionale che dovrebbe esprimersi il 4 dicembre prossimo, data in cui è stata fissata l’udienza, sull’eccezione di incostituzionalità della legge del 2014 sollevata dal tribunale civile di Trento al quale si sono rivolto gli ex consiglieri, gli stessi che ora potrebbero ricorrere anche contro i tagli romani.