Le castagne «snobbate» Sait non compra trentino
Le Coop del consorzio Sait offrono, a circa sette euro al chilo, castagne provenienti da fuori provincia. Nei supermercati Poli si procede invece su un doppio binario: qualcosa di trentino, in particolare dalla val di Gresta, e un po' di rifornimenti da altre regioni. Scarseggiano quindi, sui banchi di molti punti vendita, i marroni locali e tra gli agricoltori trentini, in particolare quelli della zona di Storo e Brentonico, serpeggia il malcontento.
«Da molto tempo ormai il Sait ha smesso di rifornirsi da noi, e preferiscono prendere le castagne da altre zone d'Italia. Questo è un danno grosso, e tanti consumatori in questi giorni ci stanno telefonando per chiederci come mai nei loro negozi non si trovano i nostri marroni», spiegano i vertici della coop Agri90 di Storo, che riunisce alcuni produttori della Valle del Chiese.
«Purtroppo constatiamo che i supermercati, in generale, preferiscono prendere le castagne da altre regioni, rinunciando a offrire ai clienti un prodotto tipico. In tutta la valle noi riusciamo a lavorare solo con le coop di Bondo e Ponte Arche, e anche sull'altopiano di Brentonico viene riscontrato lo stesso problema: a parte un paio di punti vendita, tutti gli altri prendono il prodotto da altre zone d'Italia. Questo per noi è un grave problema, perché ci viene preclusa una grossa fetta di mercato a favore di altre produzioni, mentre potremmo offrire qualcosa di locale e di qualità».
Restano fuori dalla grande distribuzione, seppur per motivi diversi, anche i produttori della zona di Roncegno. A tratteggiare un quadro della situazione è Beniamino Froner, presidente della locale Associazione produttori di castagne: «Diciamo che quello che riusciamo a produrre lo vendiamo principalmente alla nostra festa, che si tiene tutti gli anni l'ultimo weekend di ottobre qui in paese. I supermercati non ce le chiedono più da anni ormai, perché preferiscono quelle trattate in acqua, che non si guastano e funzionano meglio per la vendita. Noi comunque ormai non abbiamo neanche più le quantità adatte per pensare di rifornire i supermercati: qui purtroppo - spiega Froner - stiamo assistendo di anno in anno a un forte abbandono dei castagneti. L'economia agricola, in generale, qui in Valsugana sta scomparendo e in particolare per i marroni vediamo che una sempre maggiore incuria: purtroppo si tratta di alberi molto impegnativi da gestire, la raccolta è faticosa e richiede cure importanti. C'è da dire che prima tante famiglie e tanti contadini vivevano qui, ma alcune zone si sono via via spopolate e se non si è più sul posto è difficile gestire un intero castagneto».
Questione di tempi di maturazione e di quantità, invece, dal punto di vista dei supermercati nostrani. A chiarire come mai nei supermercati Sait scarseggino le castagne trentine ci pensa il direttore generale del consorzio Luca Picciarelli: «Per noi, trattandosi di grande distribuzione, è importante il discorso dei quantitativi: in genere fino a inizio novembre non abbiamo mai castagne trentine perché le quantità non sarebbero sufficienti per introdurle in tutti i punti vendita e avremmo un inserimento eccessivamente frantumato. Tanti produttori, fino a fine ottobre, tengono per sè le castagne per venderle alle sagre. Fermo restando - aggiunge Picciarelli - che le famiglie cooperative dove il prodotto è tipico del posto e c'è grossa disponibilità, sono libere di servirsi dai produttori della zona. Dalla prima settimana del mese prossimo avremo anche marroni nostrani».
Mauro Poli, direttore Affari generali del gruppo di famiglia, spiega: «Abbiamo un'offerta di prodotto sia trentino che proveniente da altre regioni. La questione è legata soprattutto alla stagionalità e ai tempi di maturazione, come per tutti i prodotti ortofrutticoli: all'inizio del periodo delle castagne ci siamo serviti anche di marroni da fuori provincia, ora in quest'ultima settimana stiamo procedendo con gli inserimenti graduali delle imprese locali, ma il prodotto trentino non è mai mancato».