Litiga con i vicini: addio al fucile da caccia
Litiga (anzi secondo la prospettazione accusatoria perseguita) i vicini di casa e deve dire addio alla licenza di porto fucile ad uso caccia con relativo divieto di detenere armi (che custodiva a 40 chilometri da casa). Il provvedimento della questura è stato ritenuto legittimo dal Tar che ha respinto due ricorsi: il primo contro l’ ammonimento nei confronti di una famiglia (marito, moglie e figlio) accusata di aver perseguitato con dispetti grandi e piccoli i vicini di casa; il secondo contro la revoca del porto d’armi da caccia al capofamiglia.
A rivolgersi alla questura è stata una famiglia romena residente a Trento che lamentava di aver dovuto modificare le proprie abitudini di vita dopo essere finita nel mirino di vicini di casa molesti. Le condotte persecutorie denunciate erano molteplici: getto di cibo sui loro figli di 8 e 9 anni, getto di acqua anche arricchita con candeggina, parcheggio delle vetture così da impedire l’accesso al garage, persino un tentativo di investimento con l’auto.
I vicini ammoniti respingevano le accuse ridimensionando la vicenda ad un contesto di litigiosità bagatellare tra vicini di casa. Quanto al presunto investimento i ricorrenti al Tar negavano, depositando in giudizio un video che dimostrerebbe l’inesistenza del fatto (ma il video non è stato accettato dai giudici amministrativi perché mancava l’originale).
Il Tar ha respinto i ricorso rilevando che la Questura ha correttamente inquadrato i comportamenti indicati «nella fattispecie delle molestie integranti atti persecutori».
Immune da censure secondo Il Tar è anche la revoca della licenza di porto fucile ad uso caccia disposta quando era partito il provvedimento amministrativo di ammonimento per la lite con i vicini. Questo nonostante i legali del cacciatore avessero depositato una consulenza psicologica che certificava come il titolare della licenza non fosse socialmente pericoloso.