La lunga settimana dei volontari trentini Per l'emergenza in campo 3.500 vigili del fuoco
Se nel giro di poche ore le strade principali sono state riaperte, se migliaia di metri cubi di terra e sassi portati a valle dalle colate di fango e dai torrenti tracimati sono state spostate e se molta gente è potuta tornare a casa lo si deve anche a loro, ai Vigili del Fuoco. I permanenti certamente, professionisti dell’emergenza, ma anche al sistema di protezione civile che in Trentino ha nei corpi volontari un anello insostituibile.
La settimana per i volontari è stata intensa e faticosa. «Per tre giorni, da lunedì a mercoledì, sono stati 3.500 i pompieri attivi» racconta Tullio Ioppi, presidente della Federazione dei Vigili del Fuoco Volontari della Provincia. Adesso, passata la fase acuta dell’emergenza, i numeri sono calati ma è un contingente eccezionale, se si pensa che nei corpi sono 5.700 i pompieri abilitati.
«Il sistema ha funzionato - si compiace Ioppi - e non era scontato perché un evento come quello dei giorni scorsi non capita per fortuna quasi mai. Abbiamo risposto all’appello, come sempre a supporto delle persone e delle cose minacciate dagli elementi». Le prime ore sono state le più dure e in tutto il Trentino i vigili hanno indossato la divisa nel pomeriggio di lunedì, quando acqua e vento si sono accaniti su vallate, paesi e foreste, per non toglierla mai per almeno 24 ore. «Nei primi momenti - racconta Christian Felicetti, comandante dei vigili volontari di Moena, 38 volontari divisi per squadre - abbiamo dovuto fare le evacuazioni delle zone a rischio. Abbiamo fatto allontanare dalle case le persone che abitano nella zona dove il rio San Pellegrino confluisce nell’Avisio portandole alla caserma della Polizia di Stato dove sono state ospitate. Io ho preso servizio alle 14.30 di lunedì e sono rimasto attivo fino a martedì mattina senza dormire. E come me molti altri ma sono situazioni in cui l’adrenalina ti tiene sveglio e ti sostiene».
È quello che è successo anche ai vigili di Novaledo, 22 volontari che per tutta la notte e il giorno successivo sono intervenuti per assistere i tanti privati a cui la furia del vento ha portato via il tetto, per spostare le lamiere della Menz & Gasser finite sui binari, per liberare le strade su cui si sono abbattuti decine di alberi.
Ora che il grosso è passato ai vigili va naturalmente il plauso e il ringraziamento di tutti i trentini, ricordando in particolare quei pompieri che nelle zone maggiormente colpite sono ancora al lavoro. È il caso di Dimaro, dove la disastrosa frana che ha cambiato i connotati al territorio causando una vittima, sta ancora impegnando i vigili locali, a cui sono andati in aiuto anche alcune squadre dei corpi nonesi di Cles e di Fondo. Loro proseguiranno nell’opera di ripristino fino a domani, per poi lasciare il campo, conclusa la fase emergenziale, alle ditte private.
L’altro corpo ancora attivamente impegnato per limitare i danni e ripristinare i servizi interrotti dall’esondazione, liberando le abitazioni assediate dal fango per far rientrare gli abitanti, è quello di Canazei, a supporto del quale è salita anche una squadra dei colleghi di Moena. Un sistema di solidarietà orizzontale che è normale venga attivato in queste situazioni, come successo anche martedì in Valsugana dove per dare una mano sono arrivate alcune squadre dalla Vallagarina, dove la situazione era un po’ più tranquilla.
Ieri mattina, dopo una giornata di calma e di riposo, i volontari di Tenna, sotto la guida del comandante Walter Motter, hanno dovuto rimettersi in moto per andare a liberare la strada che scende verso Levico per un altro albero caduto nella notte. Un gioco da ragazzi, risolto in poco tempo, dopo due giorni dopo 24 ore da spavento passate tra lunedì e martedì. «C’erano quasi tutte le strade chiuse, a parte quella da Campolongo, e una devastazione totale nella pineta di Alberè. Ci siamo fermati un attimo a riposare solo tra le 4 e le 6 del mattino, poi avanti senza sosta per tutto il giorno» racconta Motter.
Tutto questo grazie a un sistema di risarcimenti per le aziende private in caso di assenza forzata dal volontario impegnato e piccoli riconoscimenti per i vigili stessi. Un sistema che si basa soprattutto su una lunga tradizione di solidarietà e amore per la propria terra e la propria gente. La voglia e l’orgoglio di rendersi utili che contribuisce a cementare una comunità.