Accusato di violenza: muore dopo tentato suicidio in cella
Kelvin Osaro Osaigbovo non ce l’ha fatta. Mercoledì scorso il giovane nigeriano aveva tentato di suicidarsi in carcere, al rientro dal Tribunale dove era stato condannato per violenza sessuale. Il suo cuore ha cessato di battere lunedì nel reparto di Rianimazione del S. Chiara. Troppo gravi erano le lesioni a livello cerebrale riportate durante l’atto di autolesionismo, benché l’intervento degli agenti di polizia penitenziaria e dei sanitari sia stato, per quanto possibile, tempestivo. Una relazione sull’accaduto sarà trasmessa al pm Giovanni Benelli che valuterà se aprire un’inchiesta a carico di ignoti. Non sembrano comunque esserci dubbi sul fatto che le lesioni da soffocamento siano dovute ad un gesto estremo.
Il 20enne era accusato di violenza sessuale di gruppo e di rapina. Accuse che lui, e così anche i suoi presunti complici, ha sempre respinto. Al termine di un processo con rito abbreviato mercoledì Kelvin Osaro Osaigbovo era stato condannato a 7 anni e 6 mesi, più di quanto avesse chiesto la procura. Altri tre nigeriani erano stati rinviati a giudizio mentre il 28enne Emmanuel Social Ehimamigho era stato assolto dopo quasi un anno trascorso in carcere.
I fatti al centro del processo risalgono al dicembre 2017 e sono successi a Maso Ginocchio, dove una giovane nigeriana sarebbe stata ripetutamente violentata e rapinata. L’allarme alla polizia era arrivato nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2017. Quella sera, in un bar di via San Pio X, era stata organizzata una festa. Qui la vittima aveva rivisto un suo connazionale. Secondo l’accusa, con una scusa, l’uomo era riuscito ad attirare la donna al parco di Maso Ginocchio.
Qui, minacciata con un coccio di bottiglia - secondo la ricostruzione della vittima - la donna era stata violentata. Poi, prima di scappare con il suo zainetto e il cellulare, il gruppo l’avrebbe minacciata, intimandole di non dire nulla alla polizia. Ma la ragazza, benché impaurita, aveva deciso di denunciare i suoi aggressori. Le indagini, nel dicembre 2015 avevano portato all’arresto di tre profughi nigeriani: il 20enne che si è tolto la vita, il 28enne che invece è stato prosciolto e un 23enne, ora rinviato a giudizio. In gennaio la polizia aveva arrestato anche un quarto uomo, un 24enne, sempre nigeriano, mentre in marzo era scattato un quinto arresto, di un 27enne, entrambi rinviati a giudizio.
Kelvin Osaro Osaigbovo aveva sempre negato la violenza, ma il giudice ha ritenuto che le fonti di prova a suo carico fossero solide (era stato trovato in possesso dello zainetto della vittima). Il dramma si è consumato poco dopo il rientro nel carcere di Spini. Alle 14.15 è arrivata la richiesta di aiuto al 112, allertato dagli agenti, subito intervenuti. Presso la struttura sono state inviate ambulanza e automedica, che hanno portato il giovane nigeriano in ospedale. Sei giorni dopo il suo «sogno italiano» è finito nel peggiore dei modi.