Valdastico, la posizione di Girardi di Transdolomites:
«C'è una posizione fortemente contraddittoria di Confindustria Trento e della Giunta provinciale» dice Massimo Girardi , presidente di Transdolomites «a parole sostengono il progetto del tunnel del Brennero, ma poi con l'idea della Valdastico e dell'uscita a Rovereto sud si depotenzia il progetto della nuova ferrovia del Brennero».
Nessuna volontà di scontro: «Massima disponibilità al dialogo con il nuovo presidente della Provincia, Fugatti, cui abbiamo chiesto un incontro» anticipa Girardi «ma la contraddizione è evidente. Se c'è un progetto in forte esecuzione è proprio quello del traforo ferroviario del Brennero, ed è in funzione di quel progetto che vanno pianificate le scelte della mobilità delle merci. Le quali» aggiunge il presidente di Transdolomites «necessitano di una filiera e di una logistica ad hoc. E la filiera che va rafforzata e sulla quale investire è il Quadrante Europa di Verona».
Su questo, per Girardi, va sviluppata la collaborazione con il Veneto, non sulla Valdastico, che non sta in piedi: «Diversi studi ne hanno dimostrato la insostenibilità. Non ci sono i numeri trasportistici che la giustifichino. Si vogliono le analisi costi-benefici per le nuove ferrovie, ma furbescamente non si fanno quelle sulla sostenibilità per le nuove strade. Si facessero seriamente queste analisi, si dimostrerebbe che nessuna superstrada o autostrada è più sostenibile». Altro elemento di contraddizione: «Le Camere di commercio del Tirolo, dell'Alto Adige e del Trentino» ricorda Girardi «chiedono più ferrovia per il trasporto delle merci, mentre la risposta della politica è con i piedi in due scarpe». Il presidente di Transdolomites elenca le priorità, che è pronto ad illustrare a Fugatti: la ferrovia della Valsugana, per la quale la elettrificazione dovrebbe essere preceduta da decisi interventi sull'infrastruttura e da «un programma di esercizio che la trasformi in una metropolitana di superficie». «La priorità per la Valsugana è il trasporto delle persone che si riversano sulla città, non le merci» dice Girardi. E, poi, i collegamenti ferroviari con il Garda, con le valli dell'Avisio. «Va accolto da subito» aggiunge il presidente di Transdolomites «l'appello di Bruno Felicetti, presidente di Nordic Ski, che chiede di discutere l'eventualità di una nuova linea ferroviaria di collegamento con Trento in funzione delle Olimpiadi invernali del 2026. Queste sono le priorità, questi gli investimenti da mettere in calendario con un urgenza per poter accedere ai fondi di Bruxelles».
Per Girardi, è impietoso il raffronto con l'Alto Adige. «Anche il Trentino si sta muovendo con ottimi risultati, ma molto resta da fare. Mentre in Alto Adige, con l'attuazione della piramide della mobilità sostenibile, entro il 2030 si vuole diventare una regione modello per la sostenibilità alpina. Con un piano provinciale della mobilità, che manca in Trentino, che prevede le azioni di prevenzione del traffico, il trasferimento del traffico dalla mobilità privata a quella pubblica, il miglioramento del traffico attraverso il sostegno a soluzioni di mobilità a basse o zero emissioni». Così, intanto che il Trentino arranca, a nord di Salorno puntano su «ottimizzazione dei servizi pubblici e gli investimenti sulle ferrovie locali; sul raddoppio della Bolzano-Merano e su treni ogni 15 minuti; sulla elettrificazione della Merano-Malles; sul nuovo accesso alla stazione Fs di Bolzano da Merano con il tunnel del Virgolo... E Trento? Sotterra la Ferrovia Trento-Mezzana con la giustificazione dei passaggi a livello!».
La vera emergenza è la prevenzione per la tutela della salute: «Nella Ue, per i danni prodotti dal settore trasporti e dai mutamenti climatici (morti, feriti, invalidità permanenti e non, patologie) ci sono 80 mila decessi prematuri. Il risparmio sulla spesa sanitaria nel medio-lungo periodo è sufficiente per generare risorse pubbliche per infrastrutture e servizi per la mobilità pubblica. Inutile piangere per i ghiacciai che si sciolgono e la tempesta "Vaia" di fine ottobre» commenta Girardi «se non cambiamo registro nella pianificazione della mobilità».