Raffica di mail contro preside La prof finisce a processo
Decine e decine di e-mail. Missive lunghissime, indirizzate per conoscenza anche a colleghi e varie istituzioni (dal difensore civico alla Provincia). Lettere contenenti valutazioni certo poco lusinghiere nei confronti della dirigente scolastica, «colpevole» di averla fatta licenziare, hanno messo nei guai una supplente quarantenne, finita a processo con l’accusa di stalking e diffamazione.
La vicenda, approdata in Tribunale, dove ora è in corso il processo a carico dell’insegnante, nasce nell’alveo di un conflitto di lavoro e risale al periodo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014. L’imputata, infatti, era stata assunta come supplente in un istituto superiore. Ma l’esperienza di lavoro era finita male: dopo l’avvio di un procedimento disciplinare su input della dirigente, infatti, la donna era stata licenziata.
Alla docente sarebbero state contestate sia una incapacità di relazionarsi con gli alunni che un metodo di insegnamento inadeguato.
Un provvedimento che la diretta interessata riteneva ingiusto: la supplente si sarebbe infatti sentita presa di mira dalla preside. Ma se la rabbia di fronte ad un licenziamento vissuto come ingiusto è comprensibile, per l’accusa i comportamenti messi in atto dalla docente avrebbero travalicato il limite, sfociando nella sfera penale.
All’imputata viene infatti contestato di avere inviato decine di e-mail dal contenuto denigratorio all’indirizzo di posta elettronica della dirigente, ma anche del vice preside e all’attenzione di svariate altre istituzioni pubbliche: dal Dipartimento istruzione al difensore civico. Missive digitali nelle quali la professoressa censurava la condotta dalla dirigente, con allusioni negative sul suo operato. Sfoghi lunghissimi e offensivi, diffusi dunque ad una moltitudine di soggetti, che le sono valsi la duplice accusa: stalking e diffamazione.
Di fronte alle molte mail ricevute, la dirigente si era rivolta alle forze dell’ordine e lo stesso, all’epoca, aveva fatto il vice preside dell’istituto. Una segnalazione che aveva portato anche all’emissione di un provvedimento di ammonimento nei confronti della supplente da parte della questura. Ma nemmeno quella «tirata di orecchie» formale avrebbe messo a frena l’imputata, che, nonostante l’avvertimento, avrebbe «vergato» altre missive digitali.
Ora, come detto, la vicenda è approdata in tribunale, dopo la presentazione di una querela per stalking e diffamazione da parte della dirigente scolastica. Nelle lettere, infatti, oltre alle offese - secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica - ci sarebbero state delle minacce. Parlando della sua vicenda, infatti, l’imputata avrebbe fatto riferimento ad una parificazione dei conti da parte della giustizia divina, se non fosse stata possibile quella terrena.
Ora sarà il giudice Giuseppe Serao a stabilire se i due reati contestati sussistano. E sul punto la difesa sta dando battaglia, contestando in particolare quello di stalking, ovvero di atti persecutori. La email, infatti, spedite peraltro sempre dall’indirizzo di posta elettronica della supplente licenziata, in quanto chiaramente identificabili, avrebbero potuto essere eliminate senza essere lette o dirottate nella posta indesiderata. Dunque per la difesa non potrebbero essere considerate moleste come gli sms o le telefonate, magari fatte con un numero di telefono non identificabile.
Mentre i contatti personali fra imputata e parte offesa, dopo il licenziamento, sarebbero stati solo un paio, sempre in ufficio.
L’udienza è stata rinviata per ultimare l’audizione dei testi: poi arriverà la sentenza.