Batterio nel latte, due nei guai al Caseificio di Coredo
Il caso del formaggio finito sotto sequestro per la presenza dell’escherichia coli, un batterio contenuto nel latte crudo, approda in Tribunale.
La procura di Trento, al termine dell’indagine affidata ai carabinieri del Nas, ha infatti emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti del legale rappresentante del Caseificio sociale di Coredo, Lorenzo Biasi e del responsabile del piano di autocontrollo, Gianluca Fornasari per violazione dell’articolo 5, lettera c della legge 283 del 1962 (Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande).
Il primo, in particolare, perché nella sua qualità di presidente avrebbe immesso nel circuito commerciale prodotti caseari con cariche microbiche superiori ai limiti di legge (Stec e escherichia coli).
Per Fornasari, invece, la colpa sarebbe riferibile ad una condotta omissiva, perché non avrebbe richiesto controlli adeguati e non avrebbe chiesto a Trentingrana Concast di effettuare delle ispezioni sul campo» volte ad accertare le condizioni igienico sanitarie delle stalle di chi conferiva il latte.
Fatti che sarebbero successi il 22 marzo 2017. Tutte accuse, ovviamente, che in questa fase sono da dimostrare.
I controlli sul caseificio da parte dell’autorità sanitaria e il successivo sequestro del lotto da parte dei carabinieri del Nas, erano scattati dopo che un bambino (che oggi ha 5 anni) era stato male dopo avere mangiato del formaggio acquistato (questa la ricostruzione degli inquirenti) presso il caseificio.
Il controllo venne fatto dopo la segnalazione arrivata all’Azienda sanitaria di Trento dall’Istituto superiore di sanità, a sua volta allertato dall’ospedale in cui era stato ricoverato il bambino per la sindrome emolitico uremica, un’infezione causata da alcuni ceppi del batterio Escherichia coli. Il malessere del piccolo risale al 5 giugno 2017.
Il bambino riportò gravi danni, è tuttora in cura e sulle modalità con cui ha contratto l’infezione è in corso una indagine della magistratura, che si muove su una ipotesi di lesioni personali gravissime e che dovrà accertare se vi siano responsabilità. Il padre ha presentato querela attraverso l’avvocato Paolo Chiariello: «Vogliamo solo che sia accertata la verità su quanto successo», spiega.
Dai difensori dei due indagati, la massima trqnuillità: «Sapremo far valere le nostre regioni», dicono ,e si dichiarano assolutamente innocenti.