Insegnanti: aumenti in arrivo per 7mila Accordo nazionale, 100 euro in più al mese
Un recupero dell’inflazione pari al 4,1% sul triennio 2019-2021, che si traduce, a una prima stima, in cento euro lordi al mese in più. Un aumento che, se confermato dai prossimi atti del governo, riguarderà i 7.000 circa insegnanti della scuola provinciale, dalle elementari alle superiori. Con un esborso complessivo che il sindacato trentino stima, a regime, di circa 10 milioni di euro all’anno. L’assessore provinciale alla scuola Mirko Bisesti spiega che «la ragioneria del Dipartimento sta facendo i calcoli» per capire quale sarà la spesa effettiva per le casse provinciali.
Sebbene l’accordo sia infatti nazionale, la norma di attuazione sulla scuola prevede che l’intesa migliorativa venga recepita dalla Provincia.
L’accordo a livello nazionale è stato trovato mercoledì dopo una maratona durata un’intera notte e siglata all’alba, a Palazzo Chigi, tra i sindacati più rappresentativi del mondo della scuola - Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda - e il Governo, rappresentato dal ministro dell’istruzione Marco Bussetti, il premier Conte e il sottosegretario Salvatore Giuliano. I Cobas annunciano invece di non credere nelle promesse e confermano lo sciopero del 17 maggio sospeso dalle altre sigle sindacali.
L’accordo riguarda infatti proprio i punti che stanno più a cuore al mondo della scuola: a partire dal rinnovo del contratto (2019-2021), scaduto in dicembre, per il quale il governo si è impegnato a garantire il recupero graduale nel triennio del potere di acquisto delle retribuzioni dei lavoratori. L’esecutivo inoltre, ha garantito che reperirà ulteriori risorse finanziarie da destinare specificamente al personale scolastico in occasione della prossima legge di bilancio proprio «per avviare un percorso che permetta un graduale avvicinamento dei docenti italiani e del personale Ata alla media degli stipendi di quelli europei».
Soddisfatto Pietro Di Fiore, segretario della Uil scuola del Trentino, che spiega come «l’aumento dovrà riguardare tutti i circa 7.000 insegnanti della scuola provinciale, dalle elementari alle superiori comprese. Poco più di 6.000 sono gli insegnanti di ruolo e altri 1.000-1.200 insegnanti a tempo determinato». Se sul fronte degli aumenti, il sindacato plaude alle novità che arrivano da Roma, qualche preoccupazione c’è per la possibile riduzione dell’organico annunciata a livello nazionale se l’andamento delle iscrizioni dovesse confermarsi in calo anche per i prossimi anni.
«Il testo dell’intesa va a salvare il potere di acquisto attraverso il recupero dell’inflazione per poi andare a un allineamento, se ci saranno le risorse, degli stipendi degli insegnanti italiani a quelli europei» sottolinea Di Fiore. «La norma di attuazione che rende la scuola a carattere statale provinciale obbliga la Provincia a mantenere le stesse tabelle retributive nazionali e lo stesso inquadramento nazionale» mette in evidenza il sindacalista trentino. L’accordo nazionale, se ci saranno le risorse, verrà applicato in maniera ritardata nel senso che occorre prima un accordo tra sindacato e Provincia. «La Provincia inizi a pensare a mettere da parte le risorse, che stimiamo in circa 10 milioni di euro annui a regime, nel prossimo assestamento di bilancio» suggerisce Di Fiore.
Conferma che agli insegnanti arriveranno gli aumenti se ci sarà l’intesa definitiva anche a Roma, Bisesti: «I professori vengono pagati di più rispetto al resto d’Italia, ma qualsiasi fondo aggiuntivo va bene. L’accordo romano è un bellissimo segnale, visto che a livello nazionale c’erano delle tensioni, e si inserisce in quello che Salvini ha indicato come un risultato del governo del fare». Per quanto riguarda «le risorse i tecnici del Dipartimento stanno facendo i calcoli».