L'automobile investe un cervo I segnali non bastano: Pat ko
All’imbrunire un cervo attraversa la strada all’improvviso: se va bene è un incontro emozionante, se va male e investite l’animale è un disastro. Qualora l’auto subisca danni pesanti - è il caso di un sessantenne della valle del Chiese che per rimettere in sesto la sua Audi ha speso oltre 17mila euro - ottenere un risarcimento dalla Provincia non è semplice. Una recente sentenza della Corte d’appello di Trento, però, viene incontro agli automobilisti. I giudici hanno stabilito che se la zona è nota per l’attraversamento di animali, la Provincia non si può limitare a mettere un cartello che segnala la situazione di pericolo. Deve prevedere misure di dissuasione ben più efficaci per ridurre il rischio di incidenti. Qualora non lo faccia - ha stabilito la Corte d’appello accogliendo in parte il ricorso dell’automobilista - l’ente pubblico è tenuto a pagare in tutto o in parte il conto dei danni.
La sentenza si riferisce ad un incidente stradale accaduto il 21 settembre del 2013. L’uomo viaggiava sulla sua Audi quando, giunto all’altezza di Cimego lungo la statale 237, un cervo attraversò la strada. Il conducente non riuscì ad evitare l’impatto che fu molto violento: l’auto subì gravi danni, il povero cervo ebbe la peggio.
La richiesta presentata alla Provincia per ottenere il risarcimento dei danni venne respinta. L’automobilista, attraverso gli avvocati Paolo Mazzoni e Danilo Pezzi, non si diede per vinto e citò in giudizio la Provincia. Il Tribunale però diede ragione all’ente pubblico: secondo i giudici il conducente non era stato sufficientemente prudente visto che il pericolo per l’attraversamento di ungulati era segnalato da cartelli. Questo benché la difesa avesse prodotto documentazione che attestava come quel tratto di strada fosse stato teatro di 11 incidenti simili negli ultimi 13 anni e di questi ben 6 risalivano al solo 2018.
La sentenza venne impugnata in appello dagli avvocati Mazzoni e Pezzi che hanno di fatto ribaltato le sorti del giudizio. I giudici di secondo grado hanno rilevato che un segnale stradale è utile ad avvisare gli automobilisti del rischio di trovarsi a tu per tu con un cervo, ma se la zona è frequentata da ungulati non basta.
«Tale rischio - si legge in sentenza - va ritenuto tollerabile se l’incidenza dei possibili attraversamenti è contenuta e sporadica. Nelle ipotesi, invece, in cui la presenza degli animali sulla carreggiata è frequente e ripetuta in modo costante nel tempo con aumento della percentuale di incidenti, l’apposizione dei segnali verticali di pericolo non basta. Infatti in tali casi il rischio diviene intollerabile e sorge in capo all’ente competente il dovere di predisporre ulteriori mezzi per impedire o comunque ridurre la situazione di pericolo». Secondo i giudici gli incidenti precedenti erano sufficienti per qualificare la strada che attraversa Cimego come a rischio elevato. «Da ciò - scrive la Corte d’appello - non deriva un generale obbligo della Provincia di recinzione di tutte le strade del Trentino», ma l’obbligo di intervenire nelle situazioni a rischio con misure quali «l’apposizione di catadiottri, catarifrangenti, passaggi obbligati, segnali luminosi o reti di protezione».
La Provincia deve fare la sua parte per evitare il pericolo di investimento di animali, ma l’automobilista a sua volta deve essere prudente. Nel caso oggetto della causa civile, i giudici hanno riconosciuto un concorso di colpa da parte del conducente della Audi. Viaggiava a 80 km orari in una serata piovosa. Troppo veloce in presenza di cartelli che avvisavano del pericolo di ungulati. Il conto, salato, del carrozziere sarà dunque pagato dalla Provincia, ma solo per metà, cioè 8.546 euro.