Mart, Pd e M5s contro Sgarbi Che replica: «Inetti strapagati»
La presidenza del Mart da parte di Vittorio Sgarbi deve ancora ufficialmente iniziare, ma le polemiche sono già feroci. Alla patata bollente circa l’individuazione di una figura “tecnica” da affiancare al vulcanico nuovo numero uno del cda (la notizia dell’Adige sul progetto di incaricare Franco Panizza ha mandato in tilt tanta parte dei quadri leghisti - tenuti all’oscuro e abituati a vedere nell’ex senatore un nemico - costringendo la giunta a “congelare” la partita) si aggiungono oggi gli strali che arrivano all’indirizzo di Piazza Dante da parte dell’opposizione consiliare, che per voce della consigliera Sara Ferrari (Pd) e, in seconda battuta, del collega Alex Marini del M5s, parla di un «pasticcio» e di «una pagliacciata». A stretto giro la risposta del diretto interessato, Sgarbi: «Due inetti che, non sapendo leggere, chiamano “pagliacciata” la sentenza di Cantone (il presidente dell’Anac, ndr). Spero che li denunci».
Il nuovo, accesissimo botta e risposta è iniziato ieri pomeriggio, quando Ferrari in una nota argomenta che «come ampiamente noto a tutti Sgarbi è incompatibile con il ruolo di presidente del Mart, perché come parlamentare non può esercitare deleghe nel consiglio di amministrazione di un museo come quello di Rovereto. Quindi la giunta si è affrettata a modificare il regolamento dell’ente per togliere ogni potere gestionale al suo presidente ed aggirare così la normativa.
Come? Modificando l’organizzazione del museo, chiarendo che «la carica di presidente non dovrà comportare l’esercizio di deleghe gestionali dirette» e suffragando una simile dichiarazione asserendo «che lo statuto contempla già da un lato la figura del direttore e dall’altro il cda». Con buona pace della semplificazione e del merito, ci ritroveremo in commissione per valutare una modifica ridicola e sbagliata, perché stabilisce che il presidente del Mart non può gestire nulla del proprio museo; con una motivazione anch’essa ridicola, perché tutti gli enti hanno un cda e un direttore. Nel nuovo governo del cambiamento le istituzioni trentine vengono rimodellate e le regole riscritte perché si adattino ai profili delle celebrità che la giunta ha scelto. Non ci presteremo a questa pagliacciata».
L’affondo del Pd è stato quindi rilanciato da Marini: «Si tratta di una posizione (quella della Ferrari, ndr) che io stesso ho assunto da tempo e che quindi condivido in pieno. Il fatto che la maggioranza provinciale abbia imposto Sgarbi e abbia modificato le regole pur di arrivarci è la prova provata di quanto vado dicendo dal giorno in cui il nome del noto politico è diventato di dominio pubblico come prescelto di Fugatti. Nel ribadire come la scelta della maggioranza provinciale sia caparbia e irragionevole e costituisca un evidente aggiramento della norma nazionale, plaudo alla scelta di Ferrari di prendere una posizione netta, discostandosi dalla linea accondiscendente scelta dal suo partito che in commissione riguardo alla nomina di Sgarbi preferì astenersi piuttosto che votare contrario, come all’epoca mi ritrovai a fare io in solitudine».
In serata la replica di Sgarbi. Che, in linea con il personaggio, ha ulteriormente alzato i toni: «Tra i depensanti in carica nel Consiglio provinciale del Trentino, lautamente pagati per la loro assoluta incompetenza, ci sono tale Sara Ferrari del Pd, partito disperso, e tale Alex Marini del movimento 5stelle, ridotte a 2. Uniti nella loro caparbia ignoranza nel contrastare il perfetto parere di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, il quale ha indicato che “l’incarico di presidente del Mart non ha deleghe gestionali” (al di là della mia persona), in quanto non è “amministratore di ente pubblico”, funzione delegata al direttore del Mart. In maniera precisa Cantone ha stabilito che “circa l’incarico di presidente del cda del Mart, il regolamento non prevede attribuzioni gestionali”. Mi pare chiarissimo: per qualunque presidente, non per me che, rispetto ai due depensanti, non percepisco stipendio, né indennità, in una dimensione culturale e morale ignota ai due inutilmente e dannosamente pagati (seimila euro più rimborsi vari)».