Le Poste assumeranno 25 nuovi portalettere Sindacati critici: «Non bastano»
È di 25 elementi il nuovo contingente di portalettere che andrà a rafforzare l’organico provinciale. Si tratta di personale che ha già lavorato in passato per le Poste con contratti a tempo determinato e che adesso verrà stabilizzato. Una procedura che la società ha avviato a livello nazionale raccogliendo i candidati da inserire in una graduatoria complessiva, cosa che verrà fatta nei prossimi giorni.
Poi in base alle richieste saranno compilate le sub graduatorie provinciali da cui pescare. I neo assunti sono portalettere che al 31 gennaio scorso avevano lavorato per almeno nove mesi nel ruolo, una procedura stimolata anche dal Decreto dignità che impedisce alle aziende di prorogare i contratti a tempo determinato per più di 24 mesi.
Le nuove assunzioni daranno un po’ di ossigeno a un settore cronicamente in carenza di organico ma non andranno a risolvere i problemi strutturali del recapito. «Copriranno solo parzialmente le uscite previste nel corso del 2019» spiega Daniela Tessari, sindacalista della Cgil, che stima in una cinquantina di unità i pensionamenti in un settore dove l’età media degli addetti è alta e dove molti saranno quelli che approfitteranno delle nuove regole di quota 100.
Non da oggi i sindacati lamentano una carenza di personale e i numeri confermano il dimagrimento dell’organico: nel primo semestre del 2015 la media dei dipendenti di Poste italiane in Trentino era di 1.112 addetti, nello stesso periodo dell’anno scorso erano 962. E questo spiega anche i timori che andando verso la stagione estiva coinvolgono anche gli addetti allo sportello, mansione per cui l’azienda ha annunciato per i prossimi mesi solo l’assunzione di due part time. «In questo contesto sarà difficile garantire anche i 15 giorni di ferie per addetto» conferma Tessari. Nonostante come di routine alcuni sportelli, di norma quelli con minor flusso di lavoro, rimarranno per qualche settimana chiusi durante il periodo estivo.
La carenza di organico non è però l’unica causa dei ritardi con cui in alcune zone del Trentino viene recapitata la posta, in violazione dell’accordo siglato dall’azienda nel febbraio del 2018 con la Provincia che prevede per i giornali in abbonamento l’obbligo di consegna entro le 13.
L’anticipo dell’entrata in servizio dei portalettere alle 7.30, un’ora prima che nel resto d’Italia, ha migliorato la situazione ma non l’ha risolta del tutto perché comunque la perimetrazione delle zone di recapito prevede in alcuni casi aree troppo vaste e complicate dal punto di vista viabilistico per essere coperte dal postino nel suo turno quotidiano, che da contratto dovrebbe durare 7 ore e 12 minuti, compreso un lavoro di smistamento di un paio d’ore prima di uscire e un rientro a fine turno, ma che viene in certe zone regolarmente sforato con necessità di ricorrere a straordinari. «Il problema l’abbiamo posto più volte - spiega Lorenzo Decarli, della Uil - ma purtroppo senza una direzione provinciale i centri di comando dell’azienda sono stati spostati a Verona e Mestre e anche da lì ci viene risposto che solo Roma può metter mano alla ripartizione territoriale».
Insomma, un problema strutturale difficile da risolvere. Nonostante il lauto assegno da 10,6 milioni per tre anni staccato dalla Provincia per garantire la puntualità del servizio.