Addio a Maria Garbari, attenta studiosa della storia trentina
Si è spenta Maria Garbari, studiosa che incarnava e esplorava la memoria del Trentino, professoressa ricordata da tanti studenti anche fuori provincia.
Apprezzata storica, firma delle pagine culturali dell'Adige, aveva 88 anni, ed era fra l'altro presidente della Società di studi trentini di scienze storiche.
Autrice di numerose ricerche storiche e di altrettanti volumi, Maria Garbari era stata anche docente di storia contemporanea all'Università di lingue e comunicazioni di Milano-Feltre, nella vicina cittadina bellunese.
Buona parte della sua ricerca storica e delle pubblicazioni (oltre 250) è rivolta all'irredentismo, all'autonomia speciale, alle vicende dell'Operationszone Alpenvorland (Trento, Belluno e Bolzano furono inglobate nel Terzo Reich dopo l'8 settembre 1943) e della lotta contro il nazifascismo, alla figura di Alcide Degasperi (era stata anche componente del comitato scientifico per l'edizione delle opere dello statista).
Il gruppo consiliare provinciale del Pd ha diffuso una nota di cordoglio nella quale «si associa al lutto di tutto il Trentino per la scomparsa della professoressa Maria Garbari. Scienziata, storica e docente universitaria di grande fama, ha studiato, per tanti anni, questa terra ed il suo evolversi, utilizzando con precisione gli strumenti fondamentali della ricerca storica ed un metodo fondato sulla puntigliosa verifica dei documenti e delle fonti secondo la migliore lezione della storiografia italiana, portando così in luce pagine sconosciute della nostra vicenda di popolo.
Il suo lungo curriculum di studi in storia contemporanea; i molti e prestigiosi incarichi ricoperti ed il suo attivismo intelligente e sensibile hanno fatto di lei un personaggio prezioso, non solo per il Trentino tutto, ma anche per la scienza storica nazionale ed il vuoto che la Sua morte ci lascia non sarà facilmente colmabile».
Cinque anni fa, intervistata dall'Adige in occasione del'uscita del suo libro «Pagine di storia» (antologia di articoli usciti sul nostro giornale), Maria Garbari, così rispondeva a una delle domande del giornalista Renzo Maria Grosselli circa il metodo di ricerca storica utilizzato: «Qualche volta ho accennato ai miei ricordi, che sono chiari, dalla Seconda guerra mondiale. Però come metodo diffido sempre dei ricordi, compresi i miei, data la curva della memoria.
Tutto deve essere puntigliosamente verificato con i documenti e molto vagliato. Cauto deve essere anche l'uso della scrittura popolare, ora tanto di moda. È legittimo tenerne conto, per ricostruire i modi nei quali è stata vissuta un'epoca, però sempre all'interno della storia istituzionale, culturale, sociale ed economica. Non bisogna mai farsi sedurre dal populismo o dalla retorica dell'antiretorica. Ho sempre cercato di tenere fede al rigore scientifico.
Non credo alle favole e alle mistificazioni ideologiche e la storia non è il tribunale che assolve o condanna in base ai principi assoluti, spesso politici o riflesso dell'integralismo ideologico. Ciò non toglie che da quanto scrivo non si disvelino i miei modi di sentire. È evidente che che tra Hofer e Tecini scelgo il secondo, perché rappresenta il progresso contro il conservatorismo paesano.
E che ammiro l'europeismo di Giovanni a Prato, la grandezza di Paolo Oss Mazzurana e vedo in Alcide De Gasperi lo statista a livello internazionale.
Sono dalla parte di Cesare Battisti , di Manci, di Bacchi e Disertori e di tutti coloro che hanno lottato per la libertà e per la democrazia. Ho l'allergia per i macabri totalitarismi. Mi ritengo uno spirito libero che non deve nulla e non chiede nulla ai politici ma sono sempre impegnata nelle battaglie civili per la libertà e la democrazia».