Disabile perde la casa Itea per colpa della burocrazia
Tetraplegico, povero e - parrebbe - pure vittima della burocrazia. Di certo il disabile - trentenne, padre di una bambina, costretto dalla malattia a vivere su una sedia a rotelle - si è visto revocare l’alloggio Itea a Gardolo appena concesso al suo nucleo familiare con conseguente esclusione dalla graduatoria.
La motivazione? Avrebbe occupato l’appartamento oltre il termine di 90 giorni previsto dal contratto, come risulterebbe dal cambio di residenza avvenuto solo a mesi di distanza. La determina del Comune di Trento è stata sospesa con provvedimento d’urgenza firmato dal giudice Marco Tamburrino che, pur in una fase ancora cautelare, ha ritenute non infondate le ragioni del disabile. Questi, attraverso l’avvocato Giuliano Valer, ha promosso ricorso al Tribunale civile di Trento contro l’atto di revoca.
Il legale del disabile non risparmia critiche all’Itea per una gestione che apparirebbe dettata da una eccessiva rigidità. L’avvocato Valer parla di «crudeltà» e di «vergognosa insensibilità» da parte di Itea che pure sul suo sito scrive: «La persona è al centro delle nostre attenzioni». Parole che, secondo il legale, in questo caso appaiono «beffarde se non discriminatorie».
Sarà il giudice a stabilire se l’atto impugnato debba o meno essere annullato. Di certo la vicenda appare per molti aspetti inutilmente penalizzante per una persona che già vive una situazione di grave disabilità. Anche per il suo stato di salute al trentenne, con contratto dell’8 febbraio 2017, venne concesso in locazione a “canone sostenibile” un alloggio a Gardolo. Il contratto, tra l’altro, prevedeva come da regolamento che l’assegnatario occupasse l’alloggio entro 90 giorni.
La sorpresa, negativa, arrivò qualche giorno prima di Natale del 2017 quando il disabile ricevette una nota da parte di Itea che comunicava l’avvio di un procedimento di revoca per mancata occupazione dell’immobile. Questo perché risultava che fino a dicembre 2017 l’uomo avesse mantenuto la residenza presso i genitori (anche la madre è disabile), che abitano nello stesso stabile, anzi sullo stesso pianerottolo. Invano il locatario ha cercato di spiegare di aver occupato l’alloggio già da febbraio, ma di aver dovuto eseguire dei lavori di adeguamento dell’appartamento. Quando i vigili accertatori nell’ottobre dello stesso anno non lo trovarono in casa era perché, come risulta dai certificati sanitari, era ricoverato in ospedale.
L’Itea ritenne comunque di procedere per il tardivo trasferimento di residenza e per i consumi che apparivano molto bassi, troppo per un appartamento abitato da due adulti e una bambina. Il disabile aveva, invano, replicato che i consumi molto parchi erano una necessità per chi vive in stato di indigenza. Quanto al cambio di residenza, era stato ritenuto non necessario visto che l’uomo era rimasto ad abitare nello stesso immobile, trasferendosi solo da un appartamento all’altro entrambi allo stesso piano, tanto che il Comune non aveva ritenuto necessario cambiare la carta d’identità. Il legale del disabile parla di incomprensibile miopia di Itea che non ha voluto sentire ragioni. Questo perché il regolamento dell’Itea impegna ad occupare l’alloggio entro 90 giorni, cosa diversa dal trasferimento della residenza che potrebbe avvenire poi.
La revoca dell’appartamento è stata per ora “congelata” in attesa del giudizio di merito. Sempre che nel frattempo il caso non venga risolto dando spazio al buonsenso.