Altolà della Lav alla Provincia: «La fuga di M49 non diventi un alibi per abbatterlo»
La fuga di M49 non deve diventare un alibi per i suo abbattimento. A poche ore dall’annuncio della cattura e della successiva evasione di M49, arriva l’altolà della Lav alla Provincia e ai propositi di abbattimento dell’orso in fuga.
«La fuga di M49 dalla struttura del Casteller non deve diventare giustificazione per una azione cruenta ai danni dell’animale. L’incapacità di gestire l’orso è semmai una responsabilità della Provincia di Trento, sin qui fallimentare nel garantirne la convivenza con le popolazioni, nonché la detenzione nella struttura dove pure l’animale era stato portato, con tanto di rimozione del radiocollare unico sistema di localizzazione e identificazione certa dell’animale. Questa incapacità è diventata come da copione una sentenza di condanna a morte».
«Da quanto si apprende dagli organi di informazione, M49 non sarebbe al momento provvisto di radiocollare: questo è un dato essenziale, poiché pregiudica la certezza anche dell’identificazione. In altre parole, le tre squadre di forestali e le squadre cinofile della Provincia impegnate nella ricerca dell’orso – secondo quanto riportato dai media – correrebbero il rischio di imbattersi in altri plantigradii (un’altra sessantina in tutto il Trentino) e, dunque, di procedere ad abbatterli. Si tratterebbe, a questo punto, non di una caccia a M49 – di già scellerata – ma di una “caccia all’orso”, col mero scopo di non smentire la linea dura del presidente della Provincia Fugatti».
«Il fatto che M49 sia riuscito a fuggire (come è logico abbia provato a fare, vista la sua vita in natura e l’improvvisa cattura) non aumenta il suo profilo di “pericolosità” in alcun modo. Dunque, passare da un’ipotesi di cattura a una sentenza di morte è del tutto sconsiderato e ingiusto. LAV chiede al Prefetto Sandro Lombardi di sospendere qualsiasi atto o ordine di esecuzione sia stato nel frattempo emesso; e chiedono al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa di assumere direttamente il comando delle operazioni, impiegando i Carabinieri forestali, ma anche alla Procura della Repubblica di Trento di sequestrare l’animale per poterlo mettere in salvo ed impedirne l’uccisione. L’autonomia di una Provincia non può tradursi in un danno arbitrario e gravissimo a un animale tanto più di una specie protetta, in spregio agli orientamenti del Ministero stesso».
«Ricordiamo infine che in caso di uccisioni “non necessitate” di animali protetti sono ipotizzabili il reato di uccisione di animale (544 bis c.p.), ma anche il furto venatorio (624 e 625 c.p.) nonché, in quanto animale protetto, l’articolo 727 bis c.p. (quest’ultimo reato oblazionato dal veterinario che nel 2014 somministrò l’anestetico che fu fatale all’orsa Daniza)».