Addio ai ghiacciai delle Alpi: entro fine secolo scomparsi. L'esperto: "Occorre cambiare"
I ghiacciai - anche quelli trentini - sono in estinzione: entro fine secolo sulle Alpi non rimarrà che un quarto della loro superficie attuale. Il 75% si sarà sciolto. È una sentenza senza appello quella di Roberto Dinale, dell’Ufficio idrografico della Provincia di Bolzano: «Le tendenze, sia climatologiche e di conseguenza di glaciazione, sono confermate dagli ultimi rilevamenti - spiega Dinale - il riscaldamento del clima è conclamato e sulle Alpi, fino a fine secolo, anche gli studi più recenti mostrano una riduzione del ghiaccio per arrivare quasi fino all’estinzione. Dovrebbero rimanere solo un quarto dei ghiacciai di inizio secolo».
Una situazione drammatica: si tenta di arginare lo scioglimento accelerato a dismisura dal riscaldamento globale posizionando enormi teli a protezione delle ultime lingue di ghiaccio e neve nei pressi degli impianti di risalita: grandi coperture che riflettono in modo quasi totale la radiazione solare in modo che non vada ad impattare sul manto nevoso facendolo sciogliere. Un bicchiere d’acqua nel mare, viene da dire.
Un debole palliativo ad una situazione gravissima che porterà le Alpi a perdere dal 60 all’90% di quelle distese che, ingenuamente oggi ci si rende conto, conoscevamo come “nevi eterne”.
Un piccolo miglioramento rispetto allo scorso anno, disastroso dal punto di vista climatico per i giganti di ghiaccio c’è stato, ma è illusorio: «Quest’anno l’inverno si è protratto fino a maggio, quindi più a lungo rispetto agli anni passati - conferma Dinale - i ghiacciai hanno iniziato a sciogliersi un po’ più tardi rispetto allo scorso anno che era stato molto negativo e ne hanno tratto quindi un debole beneficio. Ciononostante ci aspettiamo un risultato negativo a fine settembre perché abbiamo davanti due mesi di scioglimento che per certo andrà ad intaccare nuovamente il ghiaccio».
Una speranza per guadagnare un po’ di tempo e provare ad invertire la tendenza c’è, ma è appesa al lumicino della coscienza politica dei governi. «L’inerzia di questo sistema - ha specificato l’esperto - può essere bloccata. Non immediatamente ma a medio termine, qualora prendessimo delle misure concrete. Ad esempio se gli accordi più recenti di Parigi venissero adottati sarebbe possibile abbattere le emissioni e di conseguenza limitare lo scioglimento dei ghiacciai, e quindi il surriscaldamento globale, di qui a circa 20 anni».
È una corsa contro il tempo quella per salvare i ghiacciai alpini e mondiali, ma una corsa che per ora è ferma ai blocchi di partenza in attesa che i governi capiscano l’urgenza, si mettano d’accordo e agiscano. Glaciologi e climatologi concordano: diventa sempre più urgente, ormai a pochi anni dal punto di non ritorno, adottare delle contromisure strutturali all’azione sull’effetto serra, il principale responsabile del riscaldamento globale, causato ormai senza dubbio dal “fattore umano”.