Una "slackline" sul Gruppo del Brenta mette in pericolo l'elicottero del 118 I carabinieri indagano su quattro giovani
L’elicottero di Trentino Emergenza è stato messo a rischio dalla presenza di una slackline (una fune) tesa tra il Campanil Basso e il Campanil Alto nel Gruppo del Brenta.
I carabinieri della Stazione di Madonna di Campiglio, dipendenti dalla Compagnia di Riva del Garda, unitamente al personale del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bolzano, stanno svolgendo indagini per far luce su un episodio avvenuto nel gruppo del Brenta il 15 luglio scorso.
Un elicottero di Trentino Emergenza, approssimandosi ad attraversare il gruppo del Brenta, diretto a Trento, giunto in prossimità del Campanil Basso (2883 m.) e del Campanil Alto (mt. 2937 slm) ha fortunatamente notato che vi era una «slackline» tesa tra le due cime, con una persona sospesa nel vuoto, che la stava percorrendo.
Vista la presenza della fune, l’elicottero è stato costretto ad invertire la rotta e trovare un altro passaggio libero, per giungere a destinazione in sicurezza.
Quanto accaduto, vista la pericolosità della presenza della slackline per il traffico aereo, in considerazione sia dell’altezza dell’installazione (circa 300 metri dalla base delle cime) che della scarsa visibilità del cavo, è stato subito comunicato al Terzo Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bolzano che il giorno dopo ha effettuato una missione di volo, con elicottero AB412, unitamente ai Carabinieri della Squadra di Soccorso Alpino di Madonna di Campiglio, finalizzata a verificare la presenza e la pericolosità del cavo.
Proprio mentre i carabinieri stavano procedendo al sorvolo dell’area, hanno notato che alcune persone stavano rimuovendo la slackline ma, a causa dell’asperità dell’area, che non permetteva l’atterraggio dell’elicottero, non sono riusciti ad identificarli.
I carabinieri hanno già individuato un video, pubblicato su un Social Network, girato dalla sommità del Campanil Basso, che riprende proprio l’elicottero di Trentino Emergenza costretto a invertire la rotta.
I responsabili della “bravata”, conclusasi a buon fine, sarebbero quattro giovani, slackliner.
L’esito conclusivo delle indagini sarà trasmesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento, poiché una tale azione può configurare il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, punito con la pena della reclusione da uno a cinque anni.
Il fenomeno della slackline si sta diffondendo anche sulle montagne trentine e rappresenta un grosso rischio soprattutto per la sicurezza degli elicotteri del soccorso, ma anche per chi fa parapendio e deltaplano. La fettuccia tesa fra due cime risulta quasi invisibile agli occhi dell’equipaggio di un elicottero.
Già nel gennaio 2017 vi era stato un problema analogo nelle Dolomiti Bellunesi, che aveva impensierito non poco gli elicotteristi impegnati nel soccorso in montagna.
L’episodio accaduto nel luglio scorso, sottolineano le forze dell’ordine, solo grazie alla professionalità ed estrema attenzione degli elicotteristi di Trentino Emergenza e dei Carabinieri, si è concluso senza causare danni. Risulta necessario però sensibilizzare gli appassionati di tale disciplina ad evitare di procedere in futuro con comportamenti simili, adottare ogni possibile misura di prevenzione per evitare incidenti, in considerazione del potenziale pericolo cui possono incorrere gli elicotteri impegnati in attività di soccorso, nonché della possibilità di essere perseguiti penalmente.