Doping, indagini chiuse per 9 confermata l'accusa di associazione a delinquere
Big boys, ragazzi muscolosi. Così i carabinieri del Nas chiamarono l’inchiesta che nel giugno scorso portò all’arresto di 9 persone per reati legati al doping nell’ambiente del body building.
I muscoli, gonfiati a dismisura spesso grazie all’assunzione di farmaci proibiti, hanno prodotto però anche big troubles, grandi guai per gli indagati a cui nei giorni scorsi è stato recapitato l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Davide Ognibene.
Il quadro accusatorio ricalca quello, pesante, tracciato dall’ordinanza cautelare. Viene confermata per tutti e 9 l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di farmaci contenenti principi attivi stupefacenti. Gli altri reati contestati, a vario titolo, vanno dal commercio di sostanze dopanti all’esercizio abusivo della professione sanitaria di dietista e fisioterapista. Nel capo di imputazione, solo per alcuni indagati, compare anche il reato di falso: sarebbe stato alterato il contenuto delle fatture relative ad “Allenamento sportivo personalizzato” facendole passare per prestazioni sanitarie, come la rieducazione motoria.
In questo modo l’importo della visita poteva essere portato in detrazione nella dichiarazione dei redditi.
Ai vertici dell’associazione a delinquere secondo l’accusa c’era il medico, specialista in geriatria, Davide Barra, all’epoca dei fatti contestati direttore sanitario dell’Apsp Valle dei Laghi di Cavedine e dell’Apsp Opera Romani di Nomi (del tutto estranee alle contestazioni). In stretto contatto con alcuni preparatori atletici che reclutavano gli atleti interessati, Barra si sarebbe proposto «consulente - scrive il pm - per l’assunzione consapevole dei farmaci dopanti e consigliando la terapia dell’arricchimento del sangue con ozono come aiuto a sconfiggere gli effetti collaterali».
Secondo l’accusa Barra «ha permesso ai suoi collaboratori di svolgere abusivamente le attività sanitarie di dietista e fisioterapista». A Barra in totale vengono contestati 28 capi di imputazione, in gran parte per aver sottoposto a trattamento dopante atleti agonisti mediante l’arricchimento del materiale ematico con miscela di ozono.
Il personal trainer trentino Alessandro Orri, 34 anni di Trento, è indicato come promotore dell’organizzazione. Secondo la procura avrebbe reclutato clienti nelle palestre trentine sfruttando la sua notorietà come personal trainer e come atleta di body building. Lorenzo Filippi, 30 anni di Capriolo, invece sarebbe stato il “terminale” verso Brescia, in grado di procurarsi farmaci provenienti sia dal mercato nazionale (farmacie), sia dal mercato illegale estero. Diego Pilati, 35 anni di Trento, viene indicato come «punto di riferimento per tutti i sodali ai quali ha offerto il sostegno logistico mettendo a loro disposizione la palestra» che «si è dimostrata essere un ottimo bacino ove attingere nuovi clienti».
Alessandro Cetto, 45 anni di Vezzano, viene indicato come mero compartecipe dell’associazione: avrebbe svolto abusivamente le attività sanitarie di dietista e di fisioterapista. Inoltre avrebbe aiutato nel reclutamento di clienti stabilendo nuovi contatti con una palestra della Rotaliana e con un circolo tennis della Valsugana.
Letizia Bonetto, 35 anni domiciliata a Trento, secondo l’accusa era «il fulcro dell’attività di commercio illegale di farmaci dopanti». Daniele Povoli, 30 anni di Trento, è considerato un mero compartecipe poiché si limitava a fornire appoggio logistico mettendo a disposizione della Bonetto l’auto e, qualora necessario, le somme da investire per l’acquisto dei farmaci da rivendere. Infine vengono indicati come compartecipi dell’associazione ma con ruoli più marginali anche il modenese Enrico Rovatti e il sardo Antonio Raggiu.
Naturalmente le accuse sono ancora tutte da dimostrare. Ora la difesa avrà 20 giorni per depositare memorie, avanzare richieste istruttorie o chiedere che l’indagato sia sentito dal pm.
Una cosa però è certa: assumere farmaci dopanti è pericoloso per la salute. Agli atti dell’inchiesta c’è un esempio lampante: Orri e Filippi sono accusati anche di lesioni in seguito ad una “embolia polmonare bilaterale” per cui si rese necessario il ricovero ospedaliero dell’atleta dal 4 al 10 gennaio 2019. Secondo l’accusa la patologia insorse «a seguito dell’assunzione dei farmaci anabolizzanti»