Scuola si va verso lo sciopero Uil e Cisl lanciano l'ultimatum
Tempo scaduto per la giunta Fugatti. Dopo un anno «di annunci vaghi e senza risposte concrete per il mondo della scuola», Uil e Cisl hanno perso la pazienza e preparano un ultimatum. Se non arriveranno rapidamente risultati, scatterà la mobilitazione del personale (docente e non) in ogni livello dell’ordinamento scolastico.
Al centro dell’ennesimo J’Accuse sindacale c’è lo scenario di precarietà e di incertezza professionale che pervade e mortifica la scuola trentina, quasi non si trattasse del delicato terreno su cui cresce la società del futuro.
Dopo l’incontro dell’altro ieri mattina con i vertici del dipartimento provinciale della conoscenza, c’è sconforto nelle voci di Pietro Di Fiore e Stefania Galli (segretari rispettivamente di Uil e Cisl Scuola), che hanno incontrato giornalisti per esprimere disagio e disappunto di fronte all’immobilismo dell’assessore all’istruzione Mirko Bisesti. «È passato un anno dalle elezioni, adesso basta: è ora di esigere le risposte che non ci sono arrivate», dice Galli. La quale, con Di Fiore, rinvia al mittente l’idea di confronti bilaterali lanciata dalla Provincia: «Abbiamo una serie di emergenze, a cominciare dalla carenza di personale docente, ma non arrivano atti significativi, solo qualche annuncio che, peraltro, apprendiamo dalla stampa. Ora ci promettono un “tavolo di lavoro”, ma non intendiamo perdere altro tempo».
La richiesta è un incontro a brevissimo con Bisesti e con il presidente Maurizio Fugatti.
In primo piano, oltre al contratto, i vuoti enormi sul fronte degli insegnanti di sostegno (molti persi perché con la contestata “chiamata unica” hanno colto al volo altre occasioni) e l’urgenza di migliorare più in generale gli strumenti di reclutamento, come il previsto concorso per le secondarie, ancora in attesa del bando. Le selezioni, osservano Di Fiore e Galli, sono ispirate da una severità fuori luogo, con il risultato che i candidati «non idonei» vengono poi reclutati come precari: sono gli unici disponibili. D’altra parte, per un laureato, oggi, la scuola purtroppo ha scarso appeal, a causa dei livelli retributivi modesti e della diffusa precarietà. C’è poi il ricorso agli appalti esterni, sia per il personale Ata (impiegati e bidelli) sia per figure quali gli assistenti educatori. Esternalizzazioni che, paradossalmente, fanno spendere di più la Provincia ma comprimono i salari. «Per un assistente educatore in convenzione - spiega Di Fiore - l’ente sborsa 26 euro l’ora, mentre al lavoratore va un lordo di 10,50 euro. Un laureato in psicologia si trova a lavorare per soli 6-7 euro netti l’ora. Lo stesso ruolo in carico diretto alla Provincia ha un costo di 19 euro l’ora». Ieri mattina si è parlato anche di sicurezza negli edifici scolastici: «C’è un rimpallo di responsabilità fra i vari enti di fronte a situazioni anche serie, a me per esempio hanno appena segnalato che in una scuola ci sono aule con finestre guaste, che non si aprono», spiega Galli.
All’incontro con la stampa non c’era la Flc Cgil, che ha preferito affidare a un comunicato la propria posizione, a sua volta assai critica, ma apparentemente meno severa nei riguardi dell’atteggiamento di piazza Dante: «La Provincia - si legge - ha colto positivamente gli spunti arrivati dal sindacato. In particolare ha concordato sui problemi per il sostegno alle medie e per il reclutamento per la scuola dell’infanzia e la primaria. Si è impegnata, inoltre, ad avviare entro ottobre alcuni tavoli tematici in merito a reclutamento, chiamata unica e personale Ata».
Il segretario generale Cgil Scuola, Cinzia Mazzacca, chiede «una maggiore capacità di programmazione e una vista più lunga». E aggiunge: «I problemi di oggi arrivano anche dal passato e, per evitare che si ripetano, è importante tenerne conto nelle scelte che l’amministrazione sta per compiere per evitare di trovarci cattedre scoperte e studenti senza insegnanti. I concorsi già programmati o realizzati rischiano di dare risposte solo parziali».
Intanto ieri il sindacato autonomo Delsa ha reso noto che Il bilancio della Provincia autonoma di Trento, nella parte che prevede la stabilizzazione del personale precario della scuola dell’infanzia, è stato impugnato per incostituzionalità dall’avvocatura dello Stato.