Strade trentine sempre più pericolose? «Ma la colpa è anche dei cellulari»
«Mica per niente pedoni e ciclisti vengono chiamati gli utenti deboli della strada». Alberto Ansaldi è il direttore dell’Automobile Club Trento, e commenta così il fatto che le strade trentine siano sempre più pericolose. «Non mi sorprende che ogni giorno, praticamente, un pedone o una persona che viaggia in bicicletta rimangano feriti sulle strade provinciali»: nel 2018 un morto e 147 feriti tra i pedoni, un morto e 158 feriti tra i ciclisti. «E tra gli utenti deboli metterei anche i motociclisti». Tra questi ultimi, l’anno scorso, 12 morti e 388 feriti (321 motociclisti più 67 ciclomotoristi).
Ansaldi punta il dito contro l’uso del telefonino in macchina: «Non è calato, purtroppo, nonostante i ripetuti avvertimenti. Così, anche se ci sono le cuffie e il bluetooth, chi è alla guida pigia i tasti, legge i messaggi. Si distrae, insomma».
Pedoni e ciclisti sono i più esposti alle distrazioni degli automobilisti. «Gli attraversamenti pedonali sono un punto critico. Vero è che anche chi va a piedi, in alcuni casi, attraversa la strada senza la dovuta attenzione, pure lui con la testa al cellulare».
Il direttore dell’Aci non ha dubbi: «Le automobili sono sempre più sicure, sempre più affidabili. Gli incidenti sono causati dall’uomo. Io dico che bisogna insegnare l’educazione stradale; educare alla convivenza. Dobbiamo farlo se vogliamo che la situazione migliori».
L’educazione stradale va insegnata non solo agli automobilisti. «C’è chi attraversa la strada in bicicletta passando sulle strisce pedonali». Ed è un problema. «Un grosso problema: chi è in bici va veloce, l’automobilista se lo ritrova davanti all’improvviso e in alcuni casi non riesce a reagire».
Alberto Ansaldi non è sorpreso che nel 2018 nel tratto trentino dell’autostrada non sia morto nessuno. «L’autostrada è la strada più sicura, non c’è dubbio, anche per come è “costruita”». Sulle altre strade ci possono essere degli attraversamenti non proprio ideali. «Può esserci anche la corsia degli autobus, ad esempio, con l’autobus che fa da “velo”. E poi dobbiamo ammettere che siamo tutti un po’ di corsa».