Mattarella e Van der Bellen oggi in Alto Adige, cerimonie per i 50 anni del «Pacchetto»
Cinquant’anni dall’approvazione del pacchetto di norme che ha dato vita al secondo Statuto di autonomia, 100 anni dal trattato di pace di Saint-Germain che sancì il passaggio dell’Alto Adige dall’Austria all’Italia. Questi i motivi alla base della visita in Alto Adige dei presidenti della Repubblica di Italia e Austria, Sergio Mattarella e Alexander Van der Bellen, su invito del presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher.
Oggi i presidenti saranno innanzitutto a Castel Tirolo, sopra Merano, dove è in programma una cerimonia ufficiale.
Una volta terminato questo appuntamento, si recheranno alla scuola Savoy di Merano dove, attorno alle ore 12.30, saranno accolti dagli Schützen con il ricevimento tradizionale tirolese.
A Bolzano è in programma alle ore 14 la visita al luogo dell’uccisione per mano fascista del maestro Franz Innerhofer, in via dei Vanga, quindi alle ore 14.30 l’ultima tappa presso il muro del lager di via Resia. Lo comunica la Provincia di Bolzano.
IL VIDEO DELL'ARRIVO DEL PRESIDENTE MATTARELLA
I DISCORSI UFFICIALI
«L’Alto Adige Sudtirolo è un unicum assoluto». Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo con il suo omologo austriaco Alexander Van der Bellen alla cerimonia a Castel Tirolo, sopra Merano, per ricordare i 100 anni dell’Accordo di Saint Germain e i 50 anni del Pacchetto d’autonomia. «L’Alto Adige/Sudtirol - ha aggiunto - costituisce un esempio di autonomia a livello mondiale, che assicura non soltanto la serena convivenza, ma lo sviluppo armonioso di questo straordinario territorio».
Mattarella ha ricordato che la strada verso l’autonomia «è stata anche tortuosa», ma «ha prevalso la fiducia e la lealtà nei rapporti con l’Austria».
«Nel grande ambito europeo, ciascun popolo sa di rappresentare una minoranza, perché l’Europa nasce composita e la sua forza consiste nel saper unire le diversità. Questa Provincia, tutti gli altoatesini-sudtirolesi, di lingua tedesca, italiana, ladina, rappresentano quanto ha auspicato il presidente Kompatscher: una piccola Europa nel cuore dell’Europa», ha aggiunto il presidente.
Mattarella ha ripercorso la difficile storia dell’Alto Adige con le due guerre mondiali e i due regimi, quello fascista e quello nazista, per arrivare alla pacifica convivenza grazie all’Accordo De Gasperi-Gruber. Arrivando agli anni più recenti, secondo Mattarella, grazie all’approccio collaborativo, «il treno dell’autonomia dell’Alto Adige/Sudtirol non soltanto procede, ma ha compiuto un lungo e positivo percorso. Questo spirito deve animare anche il nostro essere qui insieme oggi», ha concluso.
«La principale funzione dell’autonomia è e resta la tutela della popolazione di lingua tedesca e ladina, così come delle loro peculiarità linguistiche, culturali, sociali ed economiche» ha affermato il presidente austriaco Alexander Van der Bellen durante la cerimonia.
«A questo proposito, secondo il presidente austriaco, è responsabilità comune dell’Austria e dell’Italia garantire lo sviluppo autonomo dell’Alto Adige per la tutela della lingua, della cultura e della tradizione. Il compito è ora quello di »sviluppare ulteriormente questa Autonomia e di adeguarla alle attuali condizioni di vita ed esigenze. Assieme, nel rispetto reciproco e privilegiando ciò che unisce a ciò che divide».
«L’Austria rimarrà anche in futuro al fianco dell’Alto Adige - ha assicurato il presidente austriaco -. Il Pacchetto è stato fondamentale per la moderna autonomia dell’Alto Adige - ha sottolineato - assieme siamo riusciti a superare le forze distruttive della contrapposizione ed a rendere l’Alto Adige la terra fiorente e pacifica che oggi possiamo ammirare«. »Grazie al Pacchetto - secondo Van der Bellen - la politica dell’Alto Adige ha compiuto una svolta, passando dalla fase conflittuale, portata avanti anche con violenza, a quella del dialogo e dell’impegno corretto nella ricerca di soluzioni».
«L’autonomia dell’Alto Adige è il nostro bene comune, la casa comune per tutti i gruppi linguistici, un modello capace di superare conflitti etnici». Lo ha detto il governatore altoatesino Arno Kompatscher.
Il presidente della Provincia di Bolzano ha sottolineato l’importanza dell’evento odierno e la commemorazione congiunta questo pomeriggio a Bolzano della prima vittima del fascismo in Alto Adige, il maestro Franz Innerhofer, ucciso mentre difendeva un alunno dalla violenza fascista. I due presidenti renderanno anche omaggio alle vittima del nazifascismo davanti al muro dell’ex lager di via Resia.
Il presidente si è detto inoltre sicuro «che anche noi, nella nostra provincia, possiamo superare le controversie che sono ancora d’ostacolo alla pacifica convivenza, se le affrontiamo attraverso un dialogo improntato al rispetto reciproco. Ciò ci consentirà anche in futuro di avvalerci dell’autonomia come di un efficace strumento di tutela e di sviluppo, che ci permetta di rafforzare le identità e al tempo stesso trarre beneficio dal valore aggiunto della pluralità del nostro territorio». Nel proprio discorso Kompatscher ha affermato quindi che «grazie all’autonomia così ottenuta l’Alto Adige si trova oggi in una buona situazione culturale ed economica».
Secondo il presidente gli strumenti di tutela previsti, come la parificazione delle lingue, il criterio della proporzionale nell’assegnazione dei posti nel pubblico impiego, l’insegnamento nella propria madrelingua, hanno prodotto i loro effetti positivi per tutti i gruppi linguistici. «Questa tutela e questa sicurezza - ha aggiunto - costituiscono una solida base per venire incontro gli uni agli altri e per trasformare una pacifica coesistenza in una convivenza fondata sulla reciproca stima».
Questa evoluzione positiva, ha ammonito il Landeshauptmann «è però compromessa, messa a repentaglio, ogni qualvolta qualcuno si diverte a giocare col fuoco e a provocare. Quando questioni non ancora risolte in modo soddisfacente, come la toponomastica o la gestione dei simboli del nostro travagliato e ancora opprimente passato, sono strumentalizzate per anteporre ciò che ci divide a ciò che ci unisce, per alimentare il risentimento e l’odio, creare nemici e sostenere posizioni radicali, allora significa che non abbiamo imparato nulla dalla nostra storia.
Soluzioni e sviluppi positivi per la nostra provincia sono stati raggiunti solo quando siamo riusciti a far prevalere il dialogo, la volontà di intesa, il rispetto e la disponibilità al compromesso sulla legge del più forte e sulla violenza fisica e verbale».