Piano Famiglia: meglio Roma o Trento? «Per i neonati aiuti maggiori dallo Stato»
In un Trentino sempre più vecchio, con l’età media passata in trent’anni da 38,1 a 43,9, la risposta della politica è cercare di incentivare le nascite. Come? Cercando di dare un contributo economico ai neo genitori, tramite l’assegno di natalità e il bonus nido, e spingendo i ragazzi a “uscire di casa” il prima possibile. Le novità della giunta Fugatti, che su famiglia e natalità ha investito gran parte del proprio mandato, sia in campagna elettorale poco più di un anno fa sia oggi, sono molte.
Ma, per ora, si tratta soprattutto di propositi e strategie: sui punti più interessanti del “Piano Famiglia”, ovvero l’avvio di una posizione di previdenza integrativa complementare per ogni nuovo nato (ma la palla è in mano alla Regione), un aiuto ai ragazzi perché possano pagarsi un affitto e uscire di casa, servizi a sostegno dell’occupazione femminile e conciliazione vita/lavoro al maschile, ad oggi ci sono idee ma non cifre, budget, criteri o altro.
«Sulla carta ci sono aspetti nuovi molto positivi - commenta Andrea Grosselli della segreteria Cgil - ma attendiamo di sapere come si farà, chi riguarderà e quanto costerà: ad oggi sulle novità annunciate non è stato specificato nulla. Molti aiuti già esistevano e vengono confermati, ed è positivo. Infine su Assegno natalità e Bonus asili nido abbiamo chiesto una riflessione: i contributi statali in entrambi i casi sono più alti di quelli della Provincia, quindi si potrebbero prendere i soldi da Roma e investire quanto risparmiato sempre nello stesso ambito».
Insomma: in piazza Dante potrebbero risparmiare qualche bel milione di euro, magari reinvestendolo su quelle voci del “piano strategico” che ad ora sono solamente idee, e le famiglie trentine riceverebbero un contributo economico maggiore. Una situazione apparentemente positiva da ogni punto di vista, tranne forte da quello meramente politico: le opposizioni, infatti, avrebbero gioco facile nel dire che Giuseppe Conte spende di più di Maurizio Fugatti per i neonati e i neogenitori.
ASSEGNO DI NATALITÀ
Primo aspetto: riguarderà solamente i bambini che nasceranno dall’1 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2024 e durerà fino al terzo anno del bambino. La Provincia prevede un massimo di 100 euro al mese per il primo figlio, massimo 120 per il secondo e massimo 200 per il terzo. Il contributo è cumulabile: massimo 420 al mese. È evidente che ai 420 euro ci arriveranno pochissime famiglie, ovvero solo quelle che avranno almeno 3 figli in 4 anni (oltre a un Icef minore a 0.40). A regime, quindi certamente non per i prossimi due anni e mezzo, il costo si aggirerà intorno ai 4 milioni di euro. Il bonus nazionale, al contrario di quello provinciale, premia tutti: 80 euro al mese per 12 mensilità per tutti, a prescindere dal reddito. Con un Isee minore di 40.000 (circa 0.45/0.50 di Icef) gli euro mensili diventano 120 (dal secondo figlio 144). Gli aiuti di Stato e Provincia non sono cumulabili e quello dello Stato ha una durata di un solo anno, mentre il “nostro” di tre.
BONUS ASILO NIDO
In questo caso a livello provinciale fare delle cifre è sostanzialmente impossibile, perché tutto dipende dall’Icef. Il bonus Inps, invece, è quantificabile: 137 euro al mese per undici mensilità per tutti che diventano 227 per chi è al di sotto di un Isee 40.000 (che “tramutato” in Icef è comunque maggiore di 0.40). Una proiezione di massima dei costi reali per le famiglie è la seguente: per un Icef maggiore di 0.40 nella cosiddetta quota B2 Aup la tariffa della giunta Fugatti è di 437 euro (tariffa giunta Rossi: 437 euro), mentre con la legge del governo Conte bis con un Isee superiore a 40.000 la tariffa è di 300 euro.
PARTI IN CALO, MA MANCANO ASILI
Nascono sempre meno bambini ma i posti negli asilo nido in Trentino non sono sufficienti. Potrebbe apparire come un paradosso, ma non lo è: in provincia i posti disponibili sono poco più di 4.000. Ma facendo una rapida e semplice moltiplicazione i bimbi tra gli zero e i tre anni sono circa 12.000 (quattromila nati ogni anno per tre anni). Da questo numero si possono escludere i piccoli che usufruiscono dei servizi dopo il sesto mese e quelli che anticipano l’iscrizione alla materna, ma comunque circa il 40% della domanda potenziale resta scoperto. Avere nuovi asili nido (emblematico il caso di pochi mesi fa quando a Vigolo Vattaro grazie alle richieste di alcune mamme con neonati esclusi dal servizio il Comune di adoperò per aprire una nuova struttura) appare quindi un’esigenza in molte aree del Trentino. Senza dimenticare che rappresenterebbe anche un incentivo all’occupazione femminile e una possibilità in più di conciliazione per le neo mamme.
Attualmente in provincia ci sono 94 nidi d’infanzia di Comuni/Comunità di Valle per un totale di 3.754 posti-bambino, 2 nidi privati accreditati sostenuti da 4 Enti locali per 30 posti complessivi, 89 nidi familiari-Tagesmutter per circa 450 posti-bambino.
Tornando al tema da cui parte tutto il piano provinciale per le famiglie, ovvero il costante calo delle nascite, dai documenti della giunta emergono alcuni dati e considerazioni interessanti.
In Trentino, ad esempio, la media di età al parto delle madri è di 32,1 anni. E, si legge nella nota della Provincia, «Anche in Trentino i dati mostrano come la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio sia in forte contrazione. L’incidenza della nuzialità sulla popolazione “matrimoniabile” da 10,7 matrimoni ogni 1000 residenti si è in 16 anni rapidamente quasi dimezzata (5,7 matrimoni ogni 1000 15 residenti 20-59enni). Si segnala inoltre l’ormai grande prevalenza dei matrimoni civili (64% nel 2017) su quelli religiosi (36%). Nel contempo l’età al primo matrimonio si eleva significativamente passando dai 28 anni della sposa e dai 31 dello sposo di inizio secolo ai rispettivamente 33 anni e 36 anni attuali».
Infine si legge che «l’indice di vecchiaia si impennerà passando dai 150 anziani ogni 100 giovani del 2018 ai 223 anziani ogni 100 giovani del 2050. L’età media della popolazione passa da 44,4 anni a 48,1».