Il premier Conte ai governatori leghisti "Isolare i bambini? Stiano tranquilli e sul virus lascino fare a chi è esperto"
Giuseppe Conte prova a contrastare l’allarmismo in Italia per il coronavirus e prende posizione rispetto ai quattro governatori leghisti del Nord che hanno chiesto di escludere per due settimane da scuola i bambini tornati dalla Cina. «Li invito a fidarsi di chi ha specifiche competenze», dice il premier, «non ci sono i presupposti per allarme o panico» e «chi ha ruoli politici ha anche il dovere, la responsabilità di dare messaggi di tranquillità e serenità».
«La situazione è sotto controllo», aggiunge il premier.
Ma il leader dell’opposizione Matteo Salvini fa il controcanto, interpretando le ansie di parte dell’opinione pubblica: «Quando c’è di mezzo la salute dei cittadini, possono avere 10 anni o 80 anni, sono cautele ovvie», afferma il leader leghista sulle richieste delle Regioni nordiche. E i quattro presidenti - di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e della provincia di Trento - non demordono.
Se ne fa portavoce il veneto Luca Zaia, ispiratore della lettera. «Il bimbo che arriva dalle zone infette della Cina, cinese o italiano che sia, se asintomatico può entrare tranquillamente a scuola? - si chiede il governatore - Che certezza abbiamo che questo studente possa non sviluppare la malattia? Nessuna».
«Se l’Istituto Superiore di Sanità - prosegue Zaia - e il governo dicono che non c’è nessun problema, siamo tutti felici, altrimenti potremmo dire che abbiamo posto la questione». «Manteniamo la posizione, il nostro è buon senso», gli dà manforte dal Friuli Massimiliano Fedriga. Anche in Liguria - governata dall’ex forzista Giovanni Toti - la Lega presenta un ordine del giorno in Consiglio regionale chiedendo al Governo un’intensificazione dei controlli su studenti e docenti che nelle ultime due settimane sono stati in Cina.
Su posizioni più caute Fratelli d’Italia e Forza Italia, che ieri hanno chiesto misure a sostegno delle imprese danneggiate dall’emergenza, mentre con il premier si schiera Nicola Zingaretti. «Non ci sono e non ci possono essere su queste cose dibattiti politici - afferma il segretario Pd -. C’è la scienza che deve dare le indicazioni». Ma dalla Lega si riprendono le parole di alcuni esperti che non danno torto ai governatori. «Il professor Roberto Burioni, l’illustre virologo, uno dei massimi esperti in materia di virus - afferma Paolo Grimoldi, segretario leghista in Lombardia e deputato -, concorda con la richiesta dei Governatori del Nord di sottoporre a quarantena i bambini che in questi giorni stanno rientrando dalla Cina prima di farli tornare a scuola».
Sul tema si pronunciano anche i presidi aderenti a Cgil, Cisl, Uil e Snals della scuola. «Le polemiche in atto sull’efficacia delle misure sanitarie adottate, oltre a essere inutili, strumentali e inopportune, producono effetti negativi sulle relazioni fra le persone e sulla coesione sociale». Nel dibattito entra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. «Le linee guida in materia di tutela della salute in Italia sono competenza dello Stato. L’organizzazione sanitaria spetta alle Regioni. Ognuno faccia il proprio lavoro - dice l’esponente Pd -. Decide il ministro della Salute e le Regioni si adeguano. Tutto molto chiaro. Basta leggere la Costituzione».
La politica si confronta con l’emergenza per il virus cinese e con le conseguenze non solo sanitarie, ma per la convivenza civile. «Nessuno pensi di approfittare» del coronavirus «per manifestazioni discriminatorie o addirittura di violenza», afferma ancora Conte, nel giorno in cui la presunta sassaiola contro studenti cinesi a Frosinone si rivela un falso. E i provvedimenti presi per il premier sono sufficienti. «Al momento le misure di cautela e di precauzione adottate dall’Italia» sul coronavirus «rimangono assolutamente elevate e non c’è motivo di adottarne ulteriori. Ovviamente stiamo garantendo di rientrare a tutti i cittadini italiani» che si trovano nella zona di Wuhan.
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