Quando la rete ti aiuta a ridurre le distanze: tutto si può fare da casa

di Paolo Micheletto

«Internet deve diventare un bene comune. Mai come in questi giorni ci rendiamo conto di questa necessità». Maurizio Napolitano, coordinatore del laboratorio Digital Commons Lab (Dcl) della Fondazione Bruno Kessler, ci guida con i suoi consigli tra gli strumenti più facili e tra quelli più efficaci per comunicare con familiari e amici ed essere operativi senza andare sul luogo di lavoro. Tutto da casa, in rigoroso rispetto delle prescrizioni sanitarie.

In famiglia.

Naturalmente la “classica” telefonata rimane il modo più facile per chiacchierare con i propri genitori, i parenti e gli amici che vivono a una distanza tale da non costringerci a pagare bollette astronomiche. Il primo step, quindi, è il telefono fisso o il cellulare. Il secondo passo arriva con whatsapp, uno strumento digitale gratuito e piuttosto semplice: se una persona anziana ha a disposizione uno smartphone, il consiglio rivolto ai figli e ai nipoti è di aiutarla a installare whatsapp, che è di facile utilizzo. Certo, è necessaria una connessione Internet: chi non ha il wifi eviti le videochiamate. Sì alle chiamate via whatsapp, meglio ancora i video ?spediti? con la stessa app, che ha il limite di permettere chiamate di gruppo con al massimo quattro persone. Mantiene la sua validità Skype, ora prodotto di Microsoft, che ha anche una versione professionale con Skype for Business (più stabile e potente).

Le riunioni.

Google meet hangout, accessibile via web o tramite un’applicazione, permette di organizzare con facilità riunioni di lavoro ma anche incontri di famiglia a distanza: in questo modo si potranno collegare diverse abitazioni. Zoom.us in versione gratuita supporta fino a 100 utenti in contemporanea e permette la registrazione di video nella versione a pagamento. E poi anche jami.net, prodotto open source che non si appoggia a server esterni (funziona in peer to peer), quindi la qualità del servizio dipende dai nodi (cioè da chi lo sta usando) dei singoli.
Un’alternativa è meet.jiit.si: «Si tratta di un’alternativa open source - prosegue Maurizio Napolitano - che funziona senza installazioni e permette la registrazione dei video. Il server è stato potenziato (50 volte in più) proprio per venire incontro agli utenti italiani. Permette di fare molte cose importanti, tra cui registrare o mandare un video da Youtube». Insomma, lavorare da casa è possibile, se anche in remoto ci si può collegare al server della propria azienda e si ha un collegamento alla rete. Un consiglio di Napolitano per chi da lunedì farà riunioni on line: «Spegnete i microfoni dei partecipanti, perché altrimenti il rumore diventa insopportabile. Il microfono va acceso solo quando si interviene». Noi aggiungiamo un altro consiglio: se lavorate da casa ma non rispettate la distanza di sicurezza con i vostri cari il rischio di trasmettere il contagio o di venire contagiati è comunque molto alto. Non fatelo. GoToMeeting è un altro prodotto molto professionale, fra i migiliori al modo ma prevede di dover installare un account con una prova gratuita per 14 giorni. Non ci siamo dimenticati di Facebook e Youtube: il primo social network però è di fatto sconosciuto alle giovani generazioni, anche se entrambe le piattaforme vanno bene per video in diretta o registrati.

Scuole e università.

Molti insegnanti si sono messi in contatto con i propri studenti utilizzando le piattaforme di cui abbiamo già parlato.
«Tanti prof stanno sperimentando cose che non avevano mai fatto in passato.
La gestione delle lezioni attraverso la rete la si comprende solo con l’esperienza».
Sul tema sono nate molte proposte («Anche troppe, c’è una gara di culturismo», ricorda Napolitano). È degno di nota il progetto «La scuola continua» (www.lascuolacontinua.it) che offre suggerimenti su come usare diverse piattaforme integrate. Il Ministero dell’istruzione ha una sua sezione (www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html) e il gruppo Facebook Insegnanti 2.0 offre guide e aggiornamenti. Molte scuole e università usano le piattaforme Moodle, Claroline o Chamilo: alcune se le sono costruite come l’università di Zurigo con Olat.

Solidarietà.

L’incubo che stiamo vivendo ci costringerà a cambiare le nostre abitudini.
Speriamo che possa restare anche qualcosa di positivo. Parola ancora a Maurizio Napolitano: «Sta nascendo una socialità tutta nuova, mediata dalla tecnologia». I portali http://covid19italia.help e covid19trento.it hanno già contenuti interessanti ma anche grandi potenzialità: la versione ?locale? mette insieme la buona volontà di un gruppo di volontari, pronti a dare il loro servizio per aiutare le persone in difficoltà, anche in collaborazione con il progetto «Persone Insieme per gli Anziani». Bravi.
Forse qualcuno uscirà dalla tempesta del coronavirus con una visione diversa del digitale: «I dati devono diventare sempre più un bene comune - prosegue Napolitano - Si parla sempre del digitale come di qualcosa di negativo: speriamo che si prenda coscienza del fatto che gli strumenti vanno dominati e non subiti.
L’isolamento al quale questa emergenza ci ha costretti conferma che Internet può facilitare la vita delle persone, che però devono avere pari accesso alle tecnologie e ai servizi. Serve comunque un coordinamento tra i servizi offerti».

In Cina.

Maurizio Napolitano in questi giorni ha risposto a centinaia di richieste di consulenza. Sono giorni di grande lavoro ma anche di una importante partecipazione emotiva: sua moglie Lihua Ma è cinese ed era tornata nel suo paese d’origine in occasione del capodanno cinese.
In patria si è quindi sottoposta al regime di quarantena, che poi ha rispettato un’altra volta (assieme al marito) appena rientrata a Trento.

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