Multe e intervento disciplinare per le due guide alpine soccorse
«Il comportamento assunto dalla guida alpina infortunata, che ha agito in assoluta autonomia, a quanto consta è già stato segnalato alla competente autorità giudiziaria da parte degli ufficiali di pubblica sicurezza intervenuti nelle operazioni di recupero ai fini dell’adozione dei conseguenti provvedimenti sanzionatori connessi alla violazione dei divieti di mobilità stabiliti a livello nazionale e provinciale. A propria volta il Collegio delle guide alpine del Trentino attiverà, secondo le tempistiche e le modalità previste dalla legge, le opportune iniziative di propria competenza, prodromiche all’eventuale irrogazione delle sanzioni previste dal vigente codice deontologico professionale».
Così, in una nota, Pietro Giglio, presidente del Collegio nazionale delle guide alpine italiane, che interviene sull’infortunio subito da una guida alpina iscritta al Collegio del Trentino che, nel corso di un’arrampicata effettuata in autonomia sopra Madonna di Campiglio, ha richiesto l’intervento del Soccorso alpino per essere recuperato e trasportato in ospedale.
Il Collegio nazionale delle guide alpine italiane ed i collegi regionali e provinciali, si legge ancora nella nota, «hanno da tempo invitato gli iscritti al rigoroso rispetto dei limiti alla mobilità imposti dai decreti nazionali e locali per il contrasto alla diffusione del Covid 19».
«Personalmente, come presidente del Collegio guide alpine del Trentino» interviene Martino Peterlongo «non mi piace la caccia al colpevole, a prescindere che ci siano o non ci siano le responsabilità. Dopodiché, con i tempi previsti dai regolamenti ci sarà l’apertura di un procedimento. Questo è certo».
Martino Peterlongo è intervenuto sul sito alpinismi.com a proposito dei due incidenti in montagna che hanno visto protagonisti i due fratelli Tomas e Silvestro Franchini. «Il Consiglio di disciplina regionale valuterà la condotta professionale che, in questo caso, ha a che fare con la lesione della dignità della categoria, perché da una guida alpina ci si aspetta un comportamento diverso da quello di un normale cittadino», ha precisato infine Peterlongo.