Lo skipper trentino bloccato con moglie e figli piccoli alle isole Bahamas
«Siamo in uno dei posti più sicuri e più belli al mondo, l’Exuma national park. Ma dobbiamo essere certi che tutto vada sempre bene. E siccome questa certezza non si ha mai, non vorremmo che un piccolo problema diventasse una grande emergenza da gestire. Quindi stiamo cercando di capire come lasciare la barca al sicuro e ritornare in Italia». Enrico Tettamanti, skipper e velista trentino, è bloccato da un mese alle Bahamas con la moglie, la chef Giulia Azzalli, ed i figli di 1 e 3 anni.
A dispetto di quanto si potrebbe immaginare, la situazione non è così paradisiaca ed Enrico riesce a gestirla grazie all’esperienza accumulata in 25 anni di navigazioni in luoghi estremi del pianeta. Il mare bloccato dal lockdown governativo a causa dell’emergenza coronavirus è una situazione surreale: «È sempre stato il simbolo della libertà e oggi essere fermi qui è davvero strano», racconta Enrico all’Ansa.
Lo skipper e la sua famiglia hanno scorte per circa un mese e la situazione di difficoltà generale alle Bahamas, che vivono grazie al turismo e sono state devastate dall’uragano Dorian, potrebbe precipitare. Inoltre la famiglia Tettamanti si è svegliata con la notizia di una nuova ordinanza del primo ministro con restrizioni molto forti nei confronti di tutte le barche già presenti nell’arcipelago. Arrivarci non è più possibile così come nessuno può navigare negli stati confinanti.
Si può viaggiare soltanto senza fermate. «Non ci è permesso fare niente, nemmeno pescare o muoverci, se non fuori dai completi lockdown che ci sono tutti i weekend e perciò siamo in una fase in cui valutiamo la possibilità di rientrare in Italia con un volo umanitario, quello dei ragazzi della Disney bloccati ad Orlando, in Florida. Ho avuto uno scambio di mail e telefonate con il console italiano, Alberto Suidi, per capire se è possibile. L’aereo potrebbe fare un atterraggio qui a Nassau (la capitale, ndr) per prendere le ultime persone che devono rientrare in Europa», racconta Enrico.
Difficile pensare di tornare via mare passando per le Bermuda e le Azzorre, fermate che normalmente si fanno per fare rifornimento durante la traversata atlantica, perché vi è proibita l’entrata. Anche Miami ha chiuso tutti porti.
Complicata è anche la via verso New York, epicentro del contagio statunitense, così come quella per il Canada. «Inoltre è stato annunciato proprio oggi che qualsiasi persona non bahamense che si infetti di coronavirus non verrà curata alle Bahamas ma dovrà rientrare nello stato di residenza. E questo ci spaventa un po’ anche se è cosa abbastanza remota perché siamo isolati da un mese», racconta Enrico. «Siamo concentrati a rientrare il prima possibile però lasciando la barca in sicurezza e viaggiando in sicurezza. Siamo al sicuro ma consapevoli che questo stallo non può durare molto», conclude.