E' vero che i morti in Rsa sono il doppio di quelli comunicati? Bordon replica e svela: 108 in più
Il sindaco di Arco, in una intervista pubblicata ieri dal giornale L’Adige, poneva una semplice domanda: «Come mai i dati dei decessi in RSA della mia anagrafe sono il doppio di quelli che comunica la Provincia tramite l’Azienda Sanitaria?». Ma la risposta arrivata ieri, non chiarisce il «mistero».
Ne ha parlato ieri il Direttore Generale dell’Azienda, dottor Paolo Bordon, commentando anche i dati della giornata (11 decessi, ma contagi e ricoveri in calo). «La situazione ospedaliera è in generale positiva per il numero dei guariti. Oggi abbiamo 141 guariti su 58 nuovi casi, vediamo finalmente la fine di un tunnel. Ci possiamo adesso concentrare sulle guarigioni e sui controlli successivi» ha esordito.
Inoltre «Abbiamo fatto moltissimi tamponi agli operatori sanitari: 5233, ad oggi, ovvero a 4913 dipendenti dell’Azienda e 320 medici di base o pediatri. Di questi, abbiamo registrato una positività di 242 dipendenti, con una percentuale sotto il 5%; inoltre registriamo una percentuale di malati del 2,83% sui dipendenti. Fra i medici di base, sono pochi: 27 con sintomi e nessuno è in gravissime condizioni in questo momento» ha detto Bordon.
Con questa prospettiva, ha detto il Direttore, «guardiamo alla ripartenza delle attività chirurgiche: le nostre sale fanno 70 e 40 sedute la settimana a Trento e Rovereto; ora avendo l’ospedale di Cles completamente libero da Covid, possiamo sfruttare anche le sue tre sale operatorie, e riprendere l’attività ordinaria».
Ma cosa ha detto sulla situazione nelle RSA? «Noi abbiamo fatto un grande lavoro di ricognizione con Upipa, Spes e tutte le RSA, chiedendo alle RSA di ricontrollare una per una le schede dei pazienti deceduti. Questa indagine di verità assoluta è stata una cosa eccezionale. Siamo partiti dal dato che ogni anno registriamo circa 1500 decessi in RSA e abbiamo voluto capire cosa succede ora. Abbiamo preso un campione molto ampio: tutti i posti letto in RSA, anche quelli a pagamento, per 5.166 posti. Dal 1 marzo al 22 aprile, abbiamo guardato tutte le cause di morte».
Con qualche problema, che Bordon ha spiegato così: «Se una donna di 92 anni muore per dissezione cardiaca, ma era Covid positiva, per la legge nazionale è deceduta per Covid. Purtroppo molte morti nelle RSA erano senza tamponi: noi abbiamo sempre dato i dati ufficiali da tampone».
Inoltre «Lo scorso 17 aprile l’Istituto Superiore della Sanità ha emanato un nuovo documento sulla mortalità avendo campionato centinaia di Rsa italiane fra cui 14 trentine; aveva fatto scalpore sulla stampa. Il tasso di mortalità per Covid in Trentino era un tasso al 78% delle morti fra tamponi e sintomatologia Covid. Allora - ha spiegato il Direttore - con ISS abbiamo indagato, e abbiamo fatto un lavoro completo che ha rimappato tutti i 605 casi dal 1 marzo al 22 aprile (di questi non tutti Covid). Di questi, 296 erano Covid per un 48% dei decessi: 188 sono certificati a seguito di tampone. Per capirci, a livello nazionale, l’ISS dice che su 6773 decessi nelle RSA fino al 14 aprile, solo 364 erano sicuramente Covid». Si tratta di ben 108 decessi in più rispetto a quanto comunicato ufficialmente da Provincia e Azienda sanitaria fino a qualche giorno fa e che rappresenta quasi la metà, esattamente il 48%, dei 605 decessi registrati nelle Rsa nello stesso periodo. La correzione è stata fatta ieri dal direttore generale dell'Azienda sanitaria Paolo Bordon in base ai dati aggiornati provenienti dalle case di riposo. Gli anziani deceduti a cui è stato fatto un tampone risultato positivo al Covid 19 sono 188, ma analizzando le schede Istat firmate dai medici in occasione degli altri decessi in 108 casi, anche in assenza di tampone, sono stati riscontrati sintomi attribuibili al coronavirus. Ieri, intanto, ci sono stati 11 morti e il totale sale a 400 a cui vanno ora aggiunti i 108 decessi resi noti da Bordon.
Quindi, ha spiegato Bordon, «A questo momento, su tutti i decessi in RSA in Trentino, il 48% è Covid con certezza, basandosi su scheda Istat e tampone. La media è più alta della mortalità, ma ci dice anche che questa curva era al culmine 13-14 aprile. Adesso, stiamo vedendo una regressione, verso la media generale (cioé di tutti i deceduti, non solo in RSA)».
Ma l’indagine non è finita e Bordon in conferenza stampa si lascia andare a una frase agghiacciante: «Per fare una analisi completa, serviranno però molti mesi. Noi pensiamo che molti dei deceduti per Covid sarebbero morti comunque durante l’anno; quindi solo alla fine dell’anno sapremmo quanto ci distanziamo dalla media dei decessi in RSA degli anni scorsi».
Cosa ha detto il sindaco di Arco: leggi l'articolo