Il ricercatore trentino Merler presenta a Roma lo studio FBK «Riaprire tutto sarebbe un disastro»
Il trentino Stefano Merler è stata la «star» della conferenza stampa nazionale, in diretta ieri pomeriggio a Roma all’Istituto Superiore di Sanità: «Siamo stati criticati e qualcuno ha detto che abbiamo sbagliato conti: ma ad oggi si può essere infettato il 3-4% della popolazione, cioè 4 milioni, quindi i positivi in grado di trasmettere l’infezione devono essere moltiplicati per 10 o 20, sono numeri molto piu grandi» ha detto il ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento alla conferenza stampa, illustrando lo studio Iss sulla fase2.
La logica del documento epidemiologico elaborato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) con la Fondazione Bruno Kessler è riaprire il Paese cercando di capire quale variabile ha più peso nella diffusione del virus. Lo ha detto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nella conferenza stampa. «È uno studio nazionale che dovrà essere modulato sui dati regionali ed è focalizzato alla riapertura», ha aggiunto, e i «modelli dovranno essere aggiornati periodicamente e tarati sulle realtà regionali».
«I bambini sono meno suscettibili all’infezione del 66%. Lo rileviamo in un lavoro sulla rivista “Science”» ha detto Stefano Merler. E i bambini sono 4 volte meno suscettibili degli anziani al nuovo coronavirus.
Quanto alla pandemia, «il tempo di insorgenza dei sintomi in Lombardia è stato di 6,6 giorni in media - ha detto Merler - La curva continua a decrescere sia come casi che per numero di sintomatici». Inoltre «L’84% di chi è morto aveva più malattie, due o tre. i decessi totali sono oltre 25mila» ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.
Aprendo edilizia, manifatturiero e commercio come già previsto dal 4 maggio ma aggiungendo la ristorazione, l’indice di contagio R0 va sopra la soglia epidemica. Lo ha detto Stefano Merler alla conferenza stampa dell’Istituto superiore di sanità illustrando lo studio Iss sulla fase 2 consegnato al governo.
Subito dopo, premier Conte ha ripreso i dfati del rapporto ed ha messo in guardia dal ritorno della pandemia: «Se il tasso R0 tornasse vicino a 1 si saturerebbero le terapie intensive entro fine anno» ha spiegato il premier Giuseppe Conte alla Camera citando il rapporto dell’Iss. «Un rapporto del comitato tecnico-scientifico, che non è segreto, stima che la riapertura totale al 4 maggio porterebbe a un rischio elevatissimo di ripresa del contagio».
Ora bisogna agire su diversi fronti. Anche cambiando il proprio stile di vita: «Obiettivo è ridurre i picchi di mobilita sul trasporto pubblico, e ognuno dovrebbe privilegiare mezzi alternativi se possibili. Consigliamo la mobilità sostenibile anche con le bici» afferma Sergio Iavicoli alla conferenza stampa dell’Istituto superiore di sanità.
Nel documento, che è allegato allo valutazioni sulle politiche per le riaperture e i rischi connessi che l’Iss ha predisposto per il governo, oltre ad indicare quali siano i settori che possono riprendere e in che tempi per evitare la saturazione del sistema sanitario, vengono indicati 4 punti che sono definiti «variabili determinanti» per contenere l’R con zero sotto l’1: le prime due sono le indicazioni date in relazione ai trasporti e quelle contenute nel documento sulle misure di contenimento da adottare nei luoghi di lavoro e sulle strategie di prevenzione.
La terza variabile è «la raccomandazione all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi confinati o a rischio di aggregazione da parte di tutta la popolazione» mentre la quarta è la necessità di mantenere il distanziamento sociale e l’igiene frequente delle mani e degli ambienti in tutte le attivit».
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A queste si aggiunge il punto sull’attività fisica: «si ritiene inoltre che sia possibile consentire attività fisica su base individuale (o dove necessario intrafamiliare» inclusi bambini e anziani, alle persone in prossimità della loro residenza purché effettuate con il distanziamento sociale e non consentendo in alcun modo aggregazione sociale».
Tutte misure che, conclude il Comitato tecnico scientifico, «possono essere adottate solo in presenza di sistemi di monitoraggio della circolazione dell’infezione e sorveglianza attiva».
COME E' STATO FATTO LO STUDIO FBK
Il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro ha illustrato lo stato dell’arte dell’epidemia nel nostro Paese e ha mostrato i dati studiati dalla Fondazione Bruno Kessler per la stima di Rt medio nelle regioni italiane. Valore che, per le regioni con la situazione aggiornata al 27 aprile, risulta ovunque inferiore a 1 e che per la Provincia di Trento in particolare è pari a 0,42 (con un grado di incertezza che oscilla fra 0,35 e 0,5). Il presidente ISS ha inoltre ringraziato tutta la squadra dei ricercatori, anche della FBK, “che lavorano giorno e notte per produrre i dati”.
Stefano Merler ha quindi illustrato come è stato costruito il modello previsionale funzionale a supportare l’individuazione di scenari possibili per le fasi epidemiche in Italia. Nel modello sono considerati dati che ad oggi conosciamo sull’epidemia e i parametri chiave che regolano la trasmissione: Rt e il tempo che passa tra un’infezione e l’altra. In particolare Rt era pari a 3 all’inizio dell’epidemia, è diventato 2,2-2,6 ancora prima del lockdown (probabilmente perché le persone consapevoli del diffondersi del contagio hanno assunto comportamenti prudenti) ed è sceso ora a circa 0,6. Il tempo medio che passa fra un’infezione e l’altra è di 6,6 giorni (dati calcolati con la regione Lombardia).
Nel modello è inoltre stato considerato il numero dei contatti in media per fascia di età che avvengono giornalmente nei diversi ambienti: casa, scuola/università, lavoro, mezzi di trasporto, tempo libero, altri luoghi (come negozi e uffici postali). In seguito è stato ulteriormente analizzato in dettaglio il mondo del lavoro, dividendolo in varie attività, a ciascuna delle quali è associato un certo fattore di rischio.
In questo modo è possibile estrarre i diversi scenari e vedere con quali Rt andrebbe sopra la soglia 1 e con quali invece rimarrebbe al di sotto.
Merler ha inoltre speso due parole per chiarire come si deve calcolare in modo corretto la percentuale di casi critici (persone andate in terapia intensiva e persone decedute senza passare dalla terapia intensiva) rispetto alle infezioni totali (e cioè dividendo il totale dei casi critici per il totale delle infezioni e moltiplicando poi per 100) e che “lo scenario dei 150.000 casi in terapia intensiva al picco” è quello teorico che potrebbe succedere ignorando del tutto cos’è COVID e ignorando totalmente tutte le precauzioni. Ha inoltre spiegato come si stimi che i positivi in grado di trasmettere l’infezione sono quelli noti moltiplicati per 10-20 volte.