«La vera crisi da qui in avanti e colpirà soprattutto le donne»
«I professionisti, oggi, sono più poveri».
Tutti?
«Le professioni in genere, impoverite di molto da questa burrasca. E ora è saltata pure la percezione del ruolo».
Davvero?
«Sicuro».
Alessia Buratti è presidente del comitato che raccoglie tutte le libere professioni. Buratti è preoccupata perché il virus s’è preso la corona in capo fino a ieri ai liberi professionisti e soprattutto perché, con essa, s’è volatilizzata una parte dei loro redditi.
Accennava alla percezione del ruolo, signora Buratti.
«Prima, quando dicevi l’avvocato, l’architetto... insomma, era un’altra cosa. Avevano un ruolo chiaro, importante nella città. Nel paese».
Adesso non più?
«Non più. Io sono architetto: anche il ruolo dei tecnici non è più quello di prima. E poi c’è la questione del reddito».
Ce ne parli.
«Guardate cos’è successo con il famoso bonus di 600 euro erogato per questo periodo di crisi eccezionale».
Cos’è successo?
«All’inizio i liberi professionisti non erano stati neppure presi in considerazione».
All’inizio.
«Ed è stato l’ennesimo colpo a tutta la categoria».
Poi, però, hanno rimediato.
«Okay, ma questi 600 euro vengono dalle nostre casse private, alimentate dai nostri contributi. Sono le nostre casse che anticipano i soldi: staremo a vedere quando lo Stato riuscirà a restituirli. E quanto restituirà».
Quanti professionisti hanno chiesto il bonus?
«Faccio l’esempio della cassa architetti e ingegneri».
Dica.
«Più del 70% degli iscritti lo ha chiesto e ottenuto».
Rientravano nei parametri?
«Ovvio. E mi ha colpito una cosa, emersa sui social, soprattutto. C’è gente che ha scritto: vi sembra giusto che anche i notai chiedano il sussidio?».
È suonato strano, in effetti.
«C’erano dei parametri da rispettare: il famoso tetto dei 35mila euro di reddito. Chi ha richiesto il sussidio, evidentemente, ne aveva il diritto. Non tutti i notai hanno un reddito alto. E poi attenzione».
Siamo tutt’orecchi.
«Le libere professioni sono una ventina: notai, architetti, geometri, medici, assistenti sociali...».
Un panorama variegato.
«Lì volevo arrivare. E la parte sociosanitaria lavora molto meno in libera professione e di più con contratti nelle aziende sanitarie, nelle aziende pubbliche. Staremo a vedere, tra l’altro, se coloro che hanno lavorato in prima linea riceveranno un riconoscimento tangibile per il ruolo svolto in questo momento drammatico. E non solo una bella stretta di mano».
Quali sono le professioni più in difficoltà, signora Buratti?
«Quelle tecniche, anche perché partivano già da una situazione di sofferenza».
Per la crisi dell’edilizia, soprattutto.
«È così».
Concludiamo il discorso del bonus da 600 euro: una tantum o arriveranno altri soldi?
«Stiamo cercando di capire se potranno diventare 800 o 1.000».
Se ci sarà una seconda rata, insomma.
«Se non ci saranno nuove disposizioni, comunque, non dovrebbe arrivare altro».
Un caso che più di altri l’ha colpita?
«Non uno in particolare, ma quello di una categoria, se posso dir così».
Quale categoria?
«Questo terremoto lascerà il segno soprattutto sulle libere professioniste. Il gap tra loro e i colleghi uomini c’è già ed è marcato, ma ora aumenterà».
Le ragioni?
«Pensate alla conciliazione tra famiglia e lavoro, da adesso in poi: i vantaggi dello smart working - lavorare da casa - vengono annullati dalla situazione in cui versa la scuola».
Gli edifici scolastici chiusi.
«Dunque bimbi a casa».
E i voucher baby sitter?
«Non ho sentito nessuno che sia riuscito ad attivarli, finora, anche per via del lockdown . Dicono che adesso andrà meglio: speriamo. Ma i centri estivi ci saranno oppure no? E a settembre la scuola aprirà su due turni o uno solo? Di conseguenza come potrò lavorare: lavorerò due giorni e gli altri no? Il grosso problema è che non si riesce a programmare nulla. Si va avanti di 15 giorni in 15 giorni. E nelle libere professioni non abbiamo ammortizzatori sociali, congedi parentali, un sistema di welfare che ci supporti adeguatamente».
Ecco perché le donne saranno ancor più penalizzate.
«La preoccupazione si percepisce, in giro».
Un futuro difficile.
«Difficile in generale. E qui torno a parlare per tutti, professionisti uomini e donne. In pochi si sono fermati completamente, in questi mesi: quasi tutti avevano dei lavori da completare. Ma d’ora in avanti cosa succederà: quando partirà la fase 3?, e soprattutto in cosa consisterà?».
L’economia rallenterà.
«Un rallentamento dovuto ai blocchi di adesso. E quindi meno investimenti nell’edilizia, ad esempio. Per non dire dell’amministrazione pubblica che giustamente ha dirottato molte risorse sull’emergenza sanitaria e magari sarà costretta a toglierle al settore delle opere pubbliche».
Lei vuole dire che la vera crisi non è adesso.
«La vera crisi sarà da qui in avanti».