Paolo Bordon potrebbe lasciare Bonaccini lo vuole in Emilia
Paolo Bordon oggetto del desiderio dei governatori di mezza Italia. Con in pole position il neo presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che lo vorrebbe nella sua squadra, probabilmente alla guida della Ausl di Bologna. Se parlassimo di calcio mercato potremmo dire che il direttore generale dell’Azienda sanitaria trentina è in scadenza di contratto e, non certo del rinnovo, sia nel mirino di parecchie squadre.
Squadre, tra l’altro, di fascia alta, da Champions League per capirci, che sono a caccia di un top player da inserire nel proprio organico. Bordon venne nominato dall’allora presidente Ugo Rossi alla guida dell’Apss nell’aprile 2016, succedendo a Luciano Flor: una scelta presa dopo oltre 100 curriculum valutati. Tra dieci mesi il contratto scadrà e ad oggi, con il governo provinciale nel frattempo cambiato, non ci sono certezze sulla riconferma. In Emilia Romagna a fine mese, il 30 giugno, scadranno i contratti di tutti i direttori generali in ambito sanitario, con Bonaccini pronto a inserire in organico, nella Regione con la sanità migliore a livello nazionale secondo molti studi, una serie di volti nuovi.
Tra questi, appunto, ci sarebbe anche il Dg Paolo Bordon. Che andrebbe a gestire una partita piuttosto stimolante, considerato che proprio tre giorni fa l’assessore alla salute Raffaele Donini ha annunciato un piano di investimenti da 1 miliardo in cinque anni con la costruzione di nuovi ospedali. Mentre in Trentino a maggio 2019 l’assessora Segnana ha annunciato tagli (la giunta ci teneva a definirli “efficientare i servizi razionalizzando la spesa”) per 120 milioni in 4 anni. Inoltre non è un mistero che Bordon faccia parte degli elenchi in Emilia Romagna dopo aver preso parte a una serie di selezioni datate autunno 2018.
Ma chi ha in mano il pallino in tutto questo? In realtà il presidente Maurizio Fugatti: il rinnovo o il cambio spetta a lui. Ad oggi, se non - immaginiamo - qualche incontro e telefonata privata, non c’è stato nulla. Nessuna certezza per Bordon e nessuna certezza per Fugatti.
Ecco quindi che il Dg avrebbe iniziato a guardarsi intorno, o meglio gli altri avrebbero iniziato a tirarlo per la giacchetta. Altra questione: se Fugatti dovesse proporre il rinnovo, Bordon accetterebbe? Quello che è sicuro in tal senso è che nel recente passato il Dg ha rinunciato a parecchie offerte, prima tra tutte quella arrivata dal Friuli Venezia Giulia, con il governatore Fedriga disposto a fare carte false per (ri)portare a casa Bordon, nato a Rovigo ma friulano d’adozione.
Ciò farebbe pensare che il direttore sarebbe ben disposto a continuare il suo lavoro in Trentino, anche rinunciando ad incarichi prestigiosi in altre regioni. Tuttavia, non rispondendo oggi alle chiamate, Bordon si esporrebbe a un rischio professionale, considerato appunto che tra dieci mesi il suo contratto scade e Fugatti potrebbe non rinnovarlo e avere già altri nomi per il futuro. Da considerare, in tutto questo, anche una sorta di “effetto Covid-19”: il lavoro svolto da Paolo Bordon durante l’emergenza è stato positivo. Problemi, discussioni e critiche ci sono state, ma è evidente che il sistema ospedaliero trentino, di cui è responsabile, ha retto, con la creazione in pochi giorni di circa 80 posti letto in Terapia intensiva in più rispetto ai 33 canonici.
Alcuni errori commessi in Alto Adige, come i Dpi non certificati e distribuiti tra il personale a nord di Salorno e invece in maniera lungimirante bloccati in magazzino a Trento, sono stati evitati grazie (anche) a Bordon. Inoltre una cambio in corsa mentre si lavora in vista della possibile seconda ondata autunnale non sarebbe certo ideale.
Altra questione, prettamente politica: la nomina venne fatta dal governo Pd-Patt, mentre oggi tutto è in mano alla Lega. Un aspetto che potrebbe essere imbarazzante non tanto per Bordon, che deve occuparsi di salute e non di bandiere, quanto per Fugatti, che confermandolo ammetterebbe implicitamente l’ottima scelta fatta quattro anni fa dall’attuale opposizione. Infine il tema economico: in Trentino lo stipendio del Dg si aggira intorno ai 180 mila euro annui. In Emilia la cifra è leggermente inferiore. Ma questo non pare essere il nodo principale.