A scuola si tornerà senza la mascherina ma solo con i banchi distanti almeno un metro
Niente mascherine a scuola alla ripresa in settembre, se verrà rispettata la distanza minima di un metro tra i banchi nelle aule.
Lo ha chiarito ieri l’assessora alla salute Stefania Segnana: «In vista della ripresa delle lezioni a settembre, se le soluzioni logistiche che i vari istituti stanno adottando consentiranno di mantenere la distanza fra i banchi di almeno un metro, l’uso della mascherina non sarà obbligatorio, ma facoltativo».
Era una delle notizie più attese.
Peraltro, a poco più di un mese dalla fine del lockdown, riaprono le aule scolastiche. La trentatreesima ordinanza dall’inizio di questa pandemia del presidente della Provincia Maurizio Fugatti riapre infatti gli istituti scolastici per studenti e studentesse con bisogni educativi speciali:
«Non si tratta di tornare a scuola - specifica il dirigente del Dipartimento della Conoscenza Roberto Ceccato - ma di offrire uno spazio in presenza. Sappiamo che ci sono delle cooperative che devono riprogrammare delle attività che sono state molto ridimensionate dalla pandemia, con i contratti ridotti moltissimo nelle ore di servizio e parallelamente ci famiglie di ragazzi con bisogni educativi speciali che avrebbero bisogno di un sostegno in questa fase».
Ceccato aggiunge che «consente a questi ragazzi, che fino a ieri potevano essere aiutati solo a distanza, di essere aiutati anche in presenza usando le aule scolastiche seguendo tutte le direttive e normative di sicurezza necessarie che specificheremo meglio in una nota nei prossimi giorni».
Il provvedimento arriva un po’ a sorpresa, non se ne era parlato nell’ultimo Consiglio del sistema educativo provinciale, ma gli obiettivi che ha in mente la Provincia sono duplici: «Un’attenzione alle fragilità - prosegue il dirigente Ceccato - perché questi bambini hanno fatto più fatica di altri, e un modo per andare incontro alle cooperative per rimodulare e riprogrammare le ore che non sono state fatte, riconoscendo l’importanza di queste realtà e dando loro la possibilità di lavorare anche in presenza per recuperare le ore mancate. Se tra scuole, cooperative e famiglie c’è la possibilità di immaginare dei servizi educativo-didattici, consapevoli che non si coinvolge il personale scolastico assunto dall’amministrazione ma solo quello delle realtà cooperative, che possono aiutare questi ragazzi a recuperare quello che non è stato possibile fare del tutto in questi mesi, facciamolo a scuola con un protocollo sanitario specifico». All’uscita dell’ordinanza la prima reazione degli organismi rappresentativi dei genitori non è stata tuttavia positiva. «Meglio tardi che mai, ma non possiamo non dire che la necessità di questo tipo di intervento era di tre mesi fa durante la didattica a distanza - dichiara il presidente della Consulta dei Genitori Maurizio Freschi - adesso è estremamente tardivo mettere a disposizione gli assistenti educatori e degli spazi con un protocollo. Se questi sono i tempi per dare una risposta ai bisogni educativi speciali, speriamo di non trovarci a gennaio con le risposte per la riapertura di settembre». Sarcasmo a parte, la preoccupazione dei genitori è per i bambini: «Con quale coerenza il dipartimento, che ha risposto alle segnalazioni di difficoltà di genitori con figli certificati di riparlarne a settembre, - concludono - adesso propone a luglio delle attività che al posto di favorire l’inclusione diventano esclusive: mentre gli altri bambini fanno attività ludico-ricreative, dopo mesi chiusi in casa, si propone che i ragazzi con bisogni educativi tornino sui banchi di scuola».