Università post Covid: meno tasse e più aiuti agli studenti
Cinque milioni per il sostegno agli studenti universitari: sono stati stanziati dall'Università di Trento in vista di una ripresa dell'anno accademico che dovrà nuovamente prevedere delle lezioni in didattica a distanza se le misure attuali che impongono un metro di distanziamento nelle aule saranno confermate.
Gli interventi sono sulla riduzione delle tasse universitarie e il sostegno economico per l'accesso all'attività di didattica a distanza, dagli hardware per le fasce più deboli, a chiavette sim dati per l'accesso alla rete che saranno fornite a tutti gli studenti.
«La nostra filosofia - spiega il rettore dell'Università di Trento paolo Collini - è quella di aiutare chi è in condizioni di reale bisogno: non tutti hanno condizioni economiche più difficili rispetto a prima della pandemia, ci sono però categorie professionali fortemente colpite. Credo che in questo momento chi ha la fortuna di non aver subito conseguenze reddituali da ciò che sta succedendo debba anche sentire un obbligo morale a fare qualcosa in più». Con l'obiettivo di sostenere chi è stato più colpito dalle conseguenze economiche del Covid, l'Opera universitaria ha attivato la possibilità, prevista da una normativa statale del 2016, di utilizzare per le richieste di borse di studio un modello Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) che fotografi l'attualità, ovvero i redditi effettivi degli ultimi mesi e non, come abitualmente accade, quelli dell'anno precedente.
«Con l'Opera straordinaria - prosegue Collini - stiamo anche valutando di istituire dei sussidi straordinari per rispondere a situazioni particolari».
Per gli studenti fuori sede, la misura principale di aiuto dovrebbe arrivare dallo Stato: il ministro dell'Università Stefano Manfredi ha annunciato al Festival dell'Economia, la scorsa settimana, un cambio sui criteri per la definizione dello status di fuori sede che, va ricordato, garantisce poi l'accesso a borse di studio e aiuti significativamente più sostanziosi rispetto agli studenti locali:
«L'intenzione - ha spiegato Manfredi - è quella di consentire agli studenti del nuovo anno di godere dello status di fuori sede anche se si muoveranno solo per una parte di quei dieci mesi lontano da casa che sono previsti ora per essere riconosciuti come fuori sede». Maglie più larghe, anche in vista di un rientro che, con le regole attuali, taglierà i posti nelle aule universitarie in maniera significativa: «Perdiamo tre quarti dei posti in università - conferma Collini - se le restrizioni saranno quelle attuali che richiedono un metro di distanza fra gli studenti».
L'altro tema aperto è la questione degli affitti, che sono di competenza, va detto, non dello Stato ma delle singole regioni. «Premesso che non necessariamente essere fuori sede significa aver subito delle conseguenze economiche negative dalla pandemia - dichiara il rettore Collini - credo che un ragionamento più ampio vada fatto con i rappresentanti dei proprietari di casa, che stiamo incontrando in questi giorni, per capire in che modo si possono agevolare gli studenti che verranno qui l'anno prossimo a fronte di condizioni di didattica ridotta. Credo che la strada sia quella di concedere delle agevolazioni sapendo che il rischio è che molti appartamenti rimangano vuoti a settembre, con altre conseguenze sulla città: io direi cerchiamo piuttosto di riempirli andando un po' incontro agli studenti fuori sede».