Nelle 5 località sciistiche trentine più colpite dal Coronavirus infettata una persona su quattro
Nei cinque comuni trentini più colpiti dal Coronavirus circa un cittadino su quattro è entrata in diretto contatto con il virus. Nel dettaglio, il 27,73% a Canazei, il 24,7% a Campitello di Fassa, il 23,61% a Vermiglio, il 20,97% a Borgo Chiese e il 17,81% a Pieve di Bono-Prezzo. Chiariamolo, non si tratta di circa 1.500 persone (sono poco più di seimila quelle che hanno preso parte ai test sierologici) che hanno una sorta di patente di immunità al Covid-19. Ma si tratta comunque di persone che hanno gli anticorpi al virus: per quanto tempo e se questi saranno sufficienti, ancora non lo si può dire. Chi è risultato positivo, quindi, ha buoni motivi per esserne contento, come ha spiegato il dottor Antonio Ferro. E in autunno altro test (volontario) sui positivi, per capire se gli anticorpi resistono nel tempo.
I numeri dell’indagine.
L’indagine, prima a livello nazionale, è iniziata nei primi giorni di maggio, precisamente il 5 a Campitello di Fassa, e terminata il 15 dello stesso mese. Sono stati effettuati 6.098 prelievi e 2.128 tamponi. L’adesione è stata massiccia, a dimostrazione del grande senso civico dei cittadini: su 7.205 persone sopra i dieci anni l’85% si è sottoposto all’indagine. I ?migliori? sono stati a Campitello (90% di adesione), poi Vermiglio (89%) e Canazei (88%).
Le parole di Ferro.
«Non si tratta di una patente di immunità, o almeno non lo sarà fino a quando non ci saranno evidenze scientifiche che dimostrino che gli anticorpi possono proteggere per sempre, rappresentando una ?vaccinazione naturale?. Il 25% è tanto? In realtà nei nostri studi e analisi durante l’emergenza sono emersi numeri simili, quindi ce lo aspettavamo».
Gli obiettivi dello studio.
Gli studi di sieroprevalenza sono utili per stimare il numero di persone che sono state esposte alla Sars-CoV-2 in un’area geografica specifica e consentono l’identificazione dei sintomi non evidenti (oppure clinicamente non rilevanti) associati all’infezione. Oltre a questo, un obiettivo secondario è testare la concordanza dei risultati sierologici con quelli molecolari effettuati sui tamponi di pazienti con sintomi. Infine, la possibilità di effettuare un secondo prelievo a distanza di tempo permetterà di effettuare delle valutazioni relativamente alla cinetica degli anticorpi contro il Coronavirus.
L’effetto sci.
Probabilmente per effetto del grosso afflusso di turisti, le principali località sciistiche della provincia hanno avuto una diffusione del virus molto alta, al punto che il 23% della popolazione è ora positivo agli anticorpi. Lo spiega l’Ansa, che ieri nel diffondere le notizie con i risultati dei test ha sottolineato il legame tra sci e diffusione del virus. La percentuale trentina, soprattutto quella della val di Fassa (la media dei due comuni fassani è oltre il 26%), è molto più alta di quella che si sta riscontrando finora nella popolazione generale dai test sierologici, che ad esempio nel Lazio hanno dato un esito positivo nel 2% del campione. Anche a livello europeo, scrive l’Ecdc sul proprio sito che raccoglie gli screening sierologici condotti finora, non si va oltre un 10%. Diversi focolai in questi mesi sono stati fatti risalire alle località sciistiche. Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc, che in un’intervista al Guardian ha dichiarato: «Le località sciistiche sono posti affollati, e nelle cabine le persone sono stipate. È perfetto per questo virus».
I protagonisti dell’indagine.
Nel gruppo di lavoro trentino, che ha collaborato con quello dell’Istituto superiore di Sanità, hanno fatto parte: Antonio Ferro, Serena Pancheri, Maria Grazia Zuccali, Giancarlo Bizzarri, Angela Fogarolli, Giulia Giovanazzi, Pier Paolo Benetollo, Rosa Magnoni, Daniela Zanon, Luca Nardelli, Carmela Scozzafava, Simona Sforzin, Paolo Lanzafame, Lucia Collini.