Ignazio Visco al Festival Economia Recovery Fund e Mes, grande occasione per sanare i punti deboli dell'Italia
Il debito italiano «è sostenibile? Certo che lo è, ai costi attuali, il livello di sostenibilità è ovvio. Il problema è che ci sono molti effetti distorsivi che nascono da un debito molto alto, per esempio è molto difficile fare quegli investimenti pubblici che sono necessari». Così il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nel suo intervento oggi al Festival dell’Economia di Trento, sottolineando che «è indubbio che bisogna continuare a ridurlo per avere degli spazi di manovra», come sostenuto dal governatore della Bundesbank Jens Weidmann «quando dice che il debito bisogna tenerlo basso per avere la possibilità di incrementarlo» nei periodi difficili e «compensare gli effetti negativi».
«L’aumento del debito pubblico quest’anno - ha ricordato il governatore - è dovuto al combinato disposto di maggiore spesa pubblica e quindi necessaria per sostenere l’economia colpita» dalla pandemia «e contemporaneamente una caduta delle entrate legata all’economia andata così». Ma il debito era salito «prima» dell’emergenza Covid «non tanto per una finanza pubblica fuori controllo ma per una economia stagnante, che non era in grado di generare risorse sufficientemente ampie quali quelle necessarie a sostenere il debito di un paese ma anche quello implicito, legato alla previdenza». Quindi «questo è il punto cruciale: che cosa fare». Intanto bisogna utilizzare «bene questi fondi del Next Generation Eu» che «si fa per le generazioni future non per dare loro un peso ulteriore costringendoli a pagare questi debiti che stiamo facendo adesso». La seconda cosa da fare è «avere una composizione nella spesa che sia attenta a favorire gli investimenti e le infrastrutture, ciò che serve a garantire una capacità di crescita maggiore di quella che abbiamo avuto in passato».
Visco ha speso tutta la sua convinzione sulla necessità di ricorrere all’aiuto europeo del Mes: «Da un punto di vista economico» il Mes «ha solamente vantaggi: non si va sul mercato, è a lunga scadenza, a condizioni buone e la condizionalità è solamente spendere i soldi nel settore per il quale è stato disegnato questo fondo. C’è il problema dello stigma, va affrontato in modo ragionevole e trasparente» ha detto il governatore della Banca d’Italia.
«Lo stigma è legato a un cattivo uso dei fondi o a una cattiva comunicazione» ma «mi chiedo perché uno ha paura di mostrare che utilizza bene dei fondi, anzi se lo mostra ha maggiori facilità di raccolta sul mercato a condizioni migliori di quelle che ora, pur migliorate, non sono ancora vicine a Spagna e Portogallo».
Ma cosa occorre fare con i soldi del Recovery Fund? Bisogna «operare sul basso livello di istruzione» anche «dotando l’intero ciclo di risorse migliori e più adeguate» ma è «essenziale» recuperare il gap sulla ricerca, con la spesa «che è la metà della media Ocse. Sono problemi che sottolineiamo da anni». ha risposto Visco. «Le proposte sono tantissime, sia quelle che il governo ha raccolto sia quelle che vengono fatte da molti gruppi istituzioni enti. Ogni giorno credo di ricevere uno o due documenti, credo che sia bene che proposte specifiche non vengano da parte nostra, ma possiamo identificare i ritardi che abbiamo» a partire dal «capitale umano».
C’è molto da fare, quindi. Tra i ritardi dell’Italia «ve ne sono di evidenti: i livelli di connessioni di banda larga ultraveloce è tra i più bassi in Europa», serve «uno sforzo in quella direzione, il digitale abbiamo visto che è ormai con noi, non è il nostro futuro, è il modo di affrontare molte delle attività sociali ed economiche. Le infrastrutture digitali sono qualcosa che non può essere trascurato» ha spiegato il professore.
Oltre alla «connessione alla rete da parte di imprese e famiglie» c’è un’altra criticità, «sono gli skills, le competenze digitali, su queste due siamo molto in basso a livello europeo, su queste bisogna operare».
E come vede lo sviluppo della pandemia? «C’è una incertezza troppo alta per avere una stima: gli scenari dipendono da due-tre fattori cruciali» a partire «da un lato il grado di fiducia di famiglie e imprese che si riflette nelle loro decisioni di spesa» ha analizzato il governatore della Banca d’Italia, sottolineando che «abbiamo fatto delle valutazioni sulla base di effetti contenuti della seconda ondata, però io credo poco a sorprese positive» come «un vaccino immediatamente disponibile che riduce l’incertezza».
«È vero - ha aggiunto - che da noi la situazione sembra grave ma più contenuta rispetto ad altri paesi» ma «i consumi sono frenati, c’è un risparmio che non è più forzato del periodo di chiusura ma è legato alla precauzione che tiene bassi i consumi». C’è «uno stato di incertezza complessivo che ci accompagnerà per un certo periodo, ma nessun economista ha la sfera di cristallo. Non siamo in grado di prevedere il futuro».