"Educatori di coop private" a fare sorveglianza nelle mense scolastiche: il no di genitori e docenti
La Provincia ci riprova. Dopo i tentativi a vuoto del 2011 e del 2014, rispunta la proposta di escludere gli insegnanti dalle mense della scuola primaria. Affidando gli alunni nel quinquennio del primo ciclo d’istruzione, durante i quotidiani pasti, a educatori di cooperative private.
Una modifica contenuta nel pacchetto di norme nella finanziaria e che ha scatenato le ire non solo dei docenti e dei sindacati, ma anche delle famiglie: centinaia i genitori che - accanto agli addetti ai lavori - dalla serata di mercoledì hanno dato vita ad un tam tam sui social per chiedere al presidente Maurizio Fugatti e all’assessore Mirko Bisesti di ripensarci, condividendo tutti il medesimo post: «Cari colleghi, genitori, tutti, in Provincia sta per essere approvata la modifica sulla sorveglianza mensa nella scuola primaria. Significa che i bambini troveranno altre figure, estranee alla quotidiana didattica, in momenti delicati come quelli della mensa e della ricreazione, nei quali le dinamiche vanno comprese, gestite e calate nel contesto del resto della giornata. Significa che non potranno fare affidamento su figure che conoscono meglio. E significa anche un significativo calo di posti di lavoro. Per questo, e non solo, come già accaduto più di dieci anni fa, chiediamo di stralciare la proposta e garantire la continuità educativa per i più piccoli, soprattutto in questo delicato momento».
La ratio, spiega Cinzia Mazzacca della Cgil Scuola, è legata a ragioni di bilancio, ma a farne le spese sarebbero i bambini: «Sostituendo i docenti con gli educatori, la Provincia punta a dover fare a meno di circa 250 assunzioni per la scuola primaria. Già prima di Natale avevamo fatto presente che il danno arrecato a bambine e bambini sarebbe stato pesante e si era arrivati ad uno primo stop. Ora però il provvedimento è rispuntato, seppur circoscritto alle classi della primaria dalla terza alla quinta. Noi chiediamo la sua completa eliminazione».
In realtà il provvedimento, in finanziaria, è già stato approvato. Ma si demanda per la sua entrata in vigore ad una delibera di giunta che deve ancora essere adottata. Il tempo per la marcia indietro, dunque, tecnicamente c’è.
«Proprio per questo abbiamo già chiesto alla Provincia un confronto sul tema», precisa Mazzacca: «Siamo in attesa di una risposta. Quello che spiace maggiormente, è il dover prendere atto innanzitutto del fatto che, nel nome del risparmio di risorse si voglia far passare una visione sbagliata, riduttiva, distorta della scuola: il momento della mensa, in particolare nell’ambito della scuola primaria, non è una realtà a sé ma è pienamente parte della giornata vissuta dai bambini ed è fondamentale nella loro crescita educativa.
Derubricare la mensa ad un tempo in cui i bambini hanno bisogno unicamente di sorveglianza ed affidarne la cura a figure diverse da quelle dei docenti con cui i piccoli lavorano prima e dopo è sbagliato innanzitutto da un punto di vista di impostazione del lavoro scolastico. Per questo, prima ancora che per tutelare i posti che andrebbero persi, ci impegneremo anche con le altre sigle sindacali per far sì che anche questa volta il provvedimento venga accantonato».