Pochi sanitari vaccinati: il 63%. L'Azienda sollecita tutti a farlo
L'appello del direttore sanitario dell'Azienda sanitaria, Antonio Ferro
Per fronteggiare il Covid è necessaria una campagna vaccinale a tappeto, ma i primi numeri, relativi agli operatori sanitari lasciano aperti degli interrogativi. Mediamente solo il 63% di medici e infermieri ha partecipato alla campagna. All'ospedale di Trento addirittura il 61%, qualcosa di più a Rovereto. Numeri un poco più alti in altre strutture provinciali, ma comunque complessivamente bassi, anche se dai primi dati esaminati si può dire che la percentuale è abbassata dalla scarsa adesione delle figure quali gli Oss, gli operatori socio-sanitari, mentre i medici hanno aderito più convintamente.
Così il direttore sanitario dell'Azienda sanitaria, Antonio Ferro, nei giorni scorsi ha preso carta e penna e ha scritto a tutte le strutture e con tutta la delicatezza del caso ha invitato ad aderire alla campagna: «In questa fase dell'epidemia è di primaria importanza raggiungere la massima copertura possibile all'interno delle strutture sanitarie». Chiude con i ringraziamenti, dovuti per la partecipazione vaccinale, ma segnala il dato che è basso, troppo basso per riguardare proprio medici e infermieri.
Interpellato dai giornalisti Antonio Ferro difende però i numeri, spiegando che si tratta di un «dato incompleto, grezzo, con un denominatore non pulito». Un dato in possesso dei giornalisti che, nella sua nudità, non terrebbe conto della disaggregazione posto per posto, ospedale per ospedale. Insomma, il dato reale, secondo Ferro lo si avrà giovedì, perché in quel 63% complessivo «non sono conteggiati quelli che hanno già fatto il Covid». Grosso modo un dieci-quindici per cento di medici e infermieri che è stato contagiato nei mesi scorsi e quindi non deve fare la prima dose di vaccino, perché al momento è immune. «Poi vanno tolti altri numeri - aggiunge Ferro - di persone in gravidanza, ad esempio, o che non sono al lavoro in questo periodo». E nei prossimi tre giorni si pensa di innalzare considerevolmente i numeri.
Tuttavia, nelle lettere inviate, traspare uno slancio pro-vax e questo Ferro lo ammette, per lanciare con più forza la campagna. La lettera spedita ai sanitari nei giorni scorsi «serve per sensibilizzare gli operatori», ammette, ma il direttore sanitario non teme resistenze da parte del personale sanitario. Anche perché se così fosse sarebbe paradossale, di fronte a una pandemia che sta causando decine di migliaia di morti in tutta Italia. Paradossale sarebbe che chi deve stare in prima linea a combattere lo volesse fare a mani nude. «La campagna ha avuto una risposta iniziale dai presidi esterni, c'è stata qualche incertezza in più a Rovereto e a Trento, ma aspettiamo per avere la fotografia reale», invita Ferro.
E i vaccini? Si riusciranno a fare e a coprire il Trentino? «Se avremo le dosi - risponde in maniera un poco seccata - non avremo problemi, siamo pronti».
Piuttosto, secondo Ferro, nonostante tutti i problemi successi nei giorni scorsi con le prenotazioni, bisogna sottolineare la campagna vaccinale con gli anziani che starebbe andando non bene, benissimo: «Il Trentino ha vaccinato in percentuale gli anziani dieci volte di più di quanto abbia fatto il resto d'Italia».
A ieri mattina le somministrazioni agli anziani ultra ottantenni erano 6678. In totale erano 31.080 (di cui 12.571 seconde dosi). E gli ospiti delle Rsa sono stati tutti vaccinati. In effetti guardando il calendario vaccinale Toscana, Veneto, Emilia Romagna, e Liguria partiranno oggi. La Lombardia domani, giovedì l'Abruzzo. Non pervenuti, per quanto riguarda gli anziani altre regioni del Sud. E anche quelli che sono partiti con il Trentino, come Lazio e Campania hanno finora fatto numeri minori, percentualmente.
Certo non bisogna cercare consolazioni nelle carenze degli altri. Il tutto, purtroppo, mentre sale l'allarme nel Paese.