Il 65% degli operatori sanitari si è vaccinato: "Così abbiamo fermato il contagio nelle strutture"
TRENTO – La vaccinazione contro il Covid serve, e frena il contagio. Lo ha ripetuto oggi il dottor Antonio Ferro, dell’Azienda Sanitaria, facendo il punto sulle vaccinazioni fra il personale della sanità. Che conferma il dato: solo il 65% degli operatori si è vaccinato. Ma per l'Azienda Sanitaria non è un dato negativo.
“Dall’1 al 23 gennaio, effettivamente i numeri di casi fra gli ospedalieri si sono praticamente azzerati” ha detto ieri il responsabile della Prevenzione. “Inoltre da una ricerca sapevamo che all’inizio c’era solo un 33% del personale sanitario che voleva vaccinarsi, ma adesso siamo arrivati al 65% di operatori e sanitari, e questo sta dando i suoi frutti”.
Ferro ha ricordato che non ci sono però comportamenti omogenei: a vaccinarsi (fra gli operatori sanitari) sono le fasce alte e basse di età, che aderiscono al 70 per cento. Mentre la fascia di età meno propensa è quella del personale fra i 30 ed i 50 anni.
Si vaccinano di più gli uomini: i maschi al 74% mentre le donne al 62%.
C’è inoltre una grande disparità di adesione se si guardano i ruoli: l’80 per cento dei dirigenti medici si vaccina; ma solo un 50 per cento negli operatori di supporto.
Per Ferro è comunque un buon risultato: “Al 65% di vaccinati, va aggiunto un 10% di personale che ha già avuto la malattia nella prima fase e quindi è presumibilmente immune: in totale, raggiungiamo un 76% per cento circa, percentuali molto buone e lo vediamo dal numero di casi Covid fra il personale, che sono quasi azzerati”.
Comunque la campagna non è finita: in questi giorni è stata inviata a tutti gli operatori non vaccinati una lettera dell’Azienda Sanitaria, per invitare anche gli ultimi indecisi a vaccinarsi, “abbiamo ancora dosi per la prima somministrazione” ha detto Ferro: “il tutto dimostra che il vaccino è importante per fermare la malattia. Non va persa questa occasione”.
Tutto questo personale viene vaccinato con il vaccino Pfizer in due dosi. Brutte notizie invece per l’analogo vaccino “Moderna” del quale sono arrivate molto meno dosi del previsto. L’assessore Stefania Segnana ha elencato la dura realtà: a fronte delle decine di migliaia di vaccini attesi, Moderna ha consegnato solo 600 fiale in una prima fornitura, poi altre 1100, ed ora promette di inviarne altre 2100 a fine mese. Non abbastanza per far proseguire la campagna vaccinale a pieno ritmo.
E AstraZeneca? Il vaccino – è stato chiesto – è stato ritirato in Germania? “Questa notizia circola da tempo, ma non è confermata da alcuna fonte ufficiale” ha tagliato corto il dottor Ferro. “Da nuovi studi, sappiamo che Astra Zeneca funziona bene, fino all’80%. Non ci sono stati casi gravi di complicanze, ma solo reazioni collaterali non gravi, anche se numerose, ma è una notizia che non viene da una fonte ufficiale. Però – ha concluso Ferro - questo significa anche che c’è un sistema di sorveglianza delle reazioni che è efficiente e pronto. Ora in base agli ultimi studi, dovrebbe essere sdoganato l’uso del vaccino fino ai 65 anni di età” ha detto.
Il vaccino AstraZeneca, in Trentino, era destinato al personale delle scuole (ma sotto i 55 anni di età). A che punto siamo con la vaccinazione? A Bolzano si parte sabato prossimo. In Trentino ancora nebbia. Maurizio Fugatti ha praticamente spiegato che tocca ai medici di base arrangiarsi. "Noi non sappiamo qual'è il loro piano. Noi sappiamo che c'è un accordo con i medici di base; l'Azienda Sanitaria sta preallertando in questi giorni gli istituti scolastici. Poi sta alla comunicazione fra i medici di base ed i loro pazienti rendere operativa la vaccinazione".
Una risposta che lascia molti dubbi. Il primo, espresso da molti medici di base, è quello relativo al fatto che i dottori non sanno quali dei loro pazienti lavorano nella scuola. E quindi o il paziente si fa vivo, o il medico non lo saprà.
il secondo dubbio, è relativo al carico di lavoro sui medici di base: già sono oberati per rispondere ai pazienti anziani, a quelli in isolamento o positivi al tampone. Ora devono anche sostituirsi all'Azienda Sanitaria nel cercare i potenziali pazienti da vaccinare, organizzare le sedute vaccinali, la conservazione delle dosi, il registro.