Trentino a rischio zona rossa fin dopo Pasqua : serve un miracolo per tornare arancioni
Domani saranno resi noti i dati del nuovo monitoraggio della cabina di regia governativa, ma la provincia registra ancora una situazione critica negli ospedali e sul fronte dell'incidenza dei contagi in proporzione al numero di residenti.
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Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, invita ad attendere i dati del monitoraggio settimanale, che si conosceranno domattina.
Ma il rischio che il Trentino sia confermato in zona rossa anche da lunedì e dunque fin dopo Pasquetta è concreto.
Al momento, malgrado una flessione dei contagi che apre qualche breccia di ottimismo, continuano a preoccupare gli indicatori sulla pressione ospedaliera e sull'incidenza percentuale dei casi sul totale della popolazione residente (oggi il Centro Ue di controllo ha confermato il Trentino nella fascia di massimo rischio).
Questo pomeriggio è in corso un nuovo confronto Stato-autonomie locali e sullo sfondo circolano già interpretazioni dei dati e ipotesi in vista del responso che arriverà domani dalla cabina di regia.
La prospettiva, dunque, per il Trentino resta quella della zona rossa anche per la prossima settimana, dunque le scuole rimarrebbero chiuse e anche dopo le vacanze pasquali si rischia un'altra settimana di attesa, a meno che la riclassificazionbe del 2 aprile non sposti il Trentino in arancioneda subito dopo Pasquetta.
L'Alto Adige, dove la regressione dell'epidemia è più marcata, si prevede la permanenza in zona arancione.
Più speranzoso sulla possibilità di un miglioramento è il presidente del Veneto, Luca Zaia, che nella consueta conferenza stampa di mezzogiorno, oggi non ha escluso che la regione torni in arancione: «Le proiezioni - ha detto - ci indicano un Rt ai limiti, così come l'incidenza settimanale è a cavallo dei 250 per 100mila abitanti. Se questi indicatori torneranno sotto soglia, il Veneto potrà cambiare fascia».
Frattanto, mentre il governo conferma che dopo pasqua si farà tutto il possibile per riaprire le sucole e gradualmente anche altre attività, arriva da molti presidenti regionali una replica piccata alla dura critica che il premier Mario Draghi ha rivolto, dai banchi del Senato, alle autonomie locali, ree di non aver vaccinato abbastanza anziani, privilegiando altre categorie meno esposte.
Da Bonaccini a Toti passando per Zaia e il toscano Giani, non si è atteso a replicare che il problema della campagna vaccinale è la disponibilità di dosi, che non dipende certo dalle Regioni ma da Stato e Ue.
Il monito che le Regioni lanciano a Roma è a evitare il gioco dello scaricabarile sui ritardi della campagna vaccinale: la questione - dicono - non dipende certo da noi (salvo forse qualche eccezione) ma da chi dovrebbe farci avere le dosi da somministrare ai cittadini. Quanto alle categorie prioritarie, da più parti si fa notare che le direttive sono arrivate da Roma, così come gli stop and go sul farmaco di AstraZeneca, prima approvato solo per under 55, poi per under 65, poi per tutti. Il che ha costretto a successivi adeguamenti.
I casi cui si riferiva il premier sono quelli in cui si è vaccinato prioritariamente anche il personale amministrativo della aziende sanitarie (particolarmente elevato questo dato, per esempio, in Lombardia e in Piemonte), ma talvolta anche avvocati e magistrati.
Il Trentino, in questo contesto, si situa fra le regioni che in proporzione hanno vaccinato maggiormente gli anziani, come indica la tabella qui sotto, tratta dal report diffuso dal governo e aggiornato oggi alle 15.30.