La ripresa ancora non c’è: a marzo ancora in calo le assunzioni in Trentino rispetto alla fase pre-pandemia
Sono 1.700 i posti persi su marzo 2019. Intanto è boom nell’industria, ma al palo le assunzioni di commercio e pubblici esercizi. Per i sindacati “nel 2021 difficile tornare ai livelli precrisi. In vista dello sblocco dei licenziamenti la giunta Fugatti deve investire sul lavoro”
TRENTO. Restano negativi i dati del mercato del lavoro a marzo in Trentino. Lo attesta il rapporto mensile di Agenzia del lavoro che certifica una riduzione di ben 1.709 posti di lavoro creati dal sistema economico locale rispetto allo stesso periodo del 2019, ossia alla fase pre-pandemia. Guardare al marzo di due anni fa è necessario per verificare l’andamento di fondo del mercato del lavoro, considerato che, fermandosi al confronto con il 2020, si rischia di osservare un quadro deformato in quanto proprio allora, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, scoppiò la prima fase della pandemia di Covid-19 e venne attuato il primo lockdown anche in Trentino.
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“La situazione del mercato del lavoro provinciale resta critica - spiegano i segretari di Cgil Cisl Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti - nonostante l’aumento delle assunzioni di 1.745 unità rispetto a marzo dello scorso anno. Non poteva essere diversamente visto che solo in queste ultime settimane abbiamo avuto le prime riaperture dopo le restrizioni previste per le zone arancioni e rosse dei primi mesi dell’anno. Consistenti segnali di crescita delle assunzioni anche rispetto al 2019 potremo registrarle solo nei dati ufficiali di maggio e giugno, ma difficilmente nel 2021 si tornerà alle dinamiche delle assunzioni del periodo pre-pandemia”.
Nei primi tre mesi di quest’anno la dinamica delle assunzioni ha infatti già registrato un gap di oltre 5.500 posti di lavoro rispetto al primo trimestre del 2019, un dato negativo che è destinato ad aumentare anche ad aprile. Tra l’altro, il confronto resta impietoso anche rispetto allo stesso periodo di un anno fa se si analizzano i settori più colpiti dalla crisi, commercio e pubblici esercizi. Rispetto al marzo 2020 questi due settori registrano un ulteriore calo delle assunzioni pari rispettivamente al 21,2% e al 39,5% e ciò comporta una riduzione dei contratti di lavoro per la componente femminile del mercato del lavoro, che nel primo trimestre dell’anno calano del 13,3% sullo stesso periodo del 2020.
L’unico vero segnale significativamente positivo è quello dell’industria che traina di fatto tutto il mercato del lavoro in questa fase. Nel manifatturiero e nelle costruzioni a marzo di quest’anno si registra un vero e proprio boom di assunzioni sia rispetto allo stesso periodo del 2019 (complessivamente nei due settori pari ad un +31,2%) e del 2020 (rispettivamente +63,3% e +156,9%).
“In questi due ambiti - proseguono i sindacalisti - stiamo assistendo ad un vero e proprio rimbalzo trainato, da una parte, dalla ripresa della domanda globale di beni durevoli dopo mesi di depressione e, dall’altra, dal bonus del 110% per risparmio energetico ed edilizia green. Il loro andamento andrà monitorato anche nei prossimi mesi, soprattutto verificando gli effetti che questo rimbalzo potrà avere sulla dinamica dei prezzi e quindi sul consolidamento della crescita dell’economia e dell’occupazione”. In un contesto così incerto Cgil Cisl Uil del Trentino chiedono alla Provincia di rafforzare gli interventi di politica del lavoro in tutti gli ambiti anche in vista dello sblocco dei licenziamenti.
“La data del 30 giugno - concludono Grosselli, Bezzi e Alotti - non sarà uno snodo indolore anche se in Trentino non dovremmo registrare un numero ingente di licenziamenti, se non in singole aziende. Quel che è certo però è che ora è tempo di investire sul lavoro e per farlo servono sostegni al reddito per favorire le transizioni di chi ancora un’occupazione non riesce a trovarla o di chi sarà interessato da processi di ristrutturazione, serve un piano straordinario di politiche attive per la riqualificazione di occupati e disoccupati e servono investimenti pubblici e strumenti di politica industriale sul fronte del manifatturiero e dei servizi per rafforzare le nostre imprese, promuovere la crescita di un’economia davvero sostenibile e qualificare l’occupazione. Il Recovery Plan da questo punto di vista è una scommessa fondamentale per il futuro del Trentino”.