Diffamazione ai danni di Andrea Maschio, Alessandro Savoi non ci sta e sceglie il processo
Il consigliere della Lega, difeso dall’assessore provinciale e avvocato Mattia Gottardi, è convinto di aver esercitato solo il suo diritto di critica politica
TRENTO. Alessandro Savoi affronta un processo per diffamazione ai danni di Andrea Maschio. Il consigliere provinciale leghista avrebbe potuto chiudere la "grana giudiziaria" pagando poco più di mille euro, ma - difeso dagli avvocati Mattia Gottardi e Stefano Pietro Galli - ha scelto di opporsi al decreto penale di condanna. Mercoledì 17 giugno in tribunale c'è stata l'udienza filtro con l'ammissione di prove e testimoni. Poi l'udienza è stata rinviata a marzo quando si entrerà nel merito della vicenda.
I post su Facebook si dimostrano forieri di guai per Savoi. In questo caso la frase "incriminata" è relativa al consigliere di Onda Civica Andrea Maschio. In epoca pre-elettorale - era il marzo dell'anno scorso - Savoi fece illazioni su presunti favoritismi di cui il consigliere comunale avrebbe beneficiato come figlio dell'ex presidente dell'Interporto di Trento. Anche in questa occasione Savoi dimostra che non è la diplomazia la sua dote principale.
Su Facebook non si tira indietro e va giù duro: «Tale Andrea Maschio è il figlio dell'ex presidente dell'Interporto? Cioè colui che grazie a suo papà ha avuto probabilmente gli unici lavori della sua vita? Maschio ha ritenuto che le gratuite e indimostrate illazioni di Savoi screditassero la sua reputazione e ha sporto querela (ma non si è costituito parte civile nel processo).
Savoi non si è tirato indietro; invece che pagare l'ammenda (un miglio di euro) e chiudere il caso, ha preferito affrontare il processo convinto di aver esercitato solo il suo diritto di critica politica che può anche essere aspra e sferzante, a maggior ragione in periodo pre-elettorale.