Politica / Il caos

Indennità più alte ai consiglieri regionali, don Bettega: “I politici? Una casta”

Il delegato vescovile sui consiglieri regionali che si sono aumentati gli stipendi va all’attacco: “Sembra che pensino solo a loro stessi”

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di Giorgio Lacchin

TRENTO. «Prima di essere un prete sono un cittadino, e mi chiedo: era proprio necessaria questa operazione?».

Don Cristiano Bettega, delegato vescovile dell'Area testimonianza e impegno sociale della Diocesi di Trento, parla sottovoce, il tono è pacato ma è come se in mano reggesse una frusta.Tre giorni fa i consiglieri regionali hanno votato l'aumento delle loro indennità. Lo sblocco dell'adeguamento al costo della vita, introducendo un automatismo che non appartiene a tutte le categorie di lavoratori, porterà a ogni consigliere - sono 70 in tutto - una media di 600 euro in più al mese. Soldi che rimpolpano uno stipendio mensile già di 9.800 euro lordi (5.400 netti), più i rimborsi spese. Garantiti pure i futuri adeguamenti Istat, ma invece che annuali saranno quinquennali.

«Mi par di aver letto che l'operazione andava fatta per ragioni burocratiche, forse fiscali; mi par di aver letto questo tipo di autodifesa», riparte don Bettega. «Ma si potrebbero pur sempre utilizzare quei soldi per i cittadini più in difficoltà. Mettiamo il caso che il vescovo decida di aumentarmi lo stipendio: io lo ringrazio e non posso rinunciarvi ma posso comunque decidere che a me quell'aumento non serve; serve invece a chi sia più in difficoltà di me».

Una mossa fuori luogo.Per i cittadini lo stipendio dei governatori è un tema delicato, «ancor più in questo periodo».Insomma, «non è stata una bella mossa. La definirei, anzi, del tutto fuori luogo. Credo che tutti, dal presidente della Provincia Fugatti in giù, siano consapevoli che stiamo attraversando un periodo di enorme fatica. E non ne siamo ancora usciti, lo vediamo tutti i giorni. Un periodo di instabilità sanitaria ma anche occupazionale e sociale, direi: a quante manifestazioni abbiamo assistito!, intere categorie di lavoratori che chiedono di essere messe in sicurezza per poter lavorare», sospira il delegato vescovile. «E tra la gente che la nostra Chiesa aiuta, sono sempre di più i trentini. Non dimentichiamolo».

Con tutto quello che c'è da fare.

E tra un mese e mezzo riaprono le scuole, tiene a ricordare don Bettega. «Ma come riapriranno? È in corso un pressing affinché i docenti e gli operatori scolastici facciano il vaccino... E spero ci si renda conto che una delle categorie più tartassate in quest'ultimo anno e mezzo è quella dei ragazzi. Tartassati non tanto dal punto di vista sanitario ma psicologico. I dati sul disagio psichico sono allarmanti». In questo contesto, dunque, in cui c'è una fila di cose in sospeso, era proprio il caso di ragionare sugli stipendi?

«Quando ho letto che i sindacati lo definiscono "uno schiaffo", mi sono detto che realmente è così. Sembra che i consiglieri abbiano pensato: cerchiamo di mettere al sicuro noi stessi». Ma la politica «ha un altro compito», si anima don Bettega. «Politica deriva da polis, città, e la prima ricchezza della politica è la cittadinanza. Il cittadino».

Per favore, occupiamoci dei giovani.

Ecco, allora, che «la mossa dei consiglieri regionali è egocentrica, centrata su loro stessi. Viene il sospetto che continuino a pensare al Trentino come il centro del mondo, dove tutto funziona. Ma non è più così! Il Trentino ha realmente problemi e situazioni molto più urgenti da prendere in mano. L'Azienda sanitaria, ad esempio; lo vediamo tutti i giorni. Di questo dobbiamo occuparci. O del futuro scolastico dei ragazzi. Leggevo l'altro giorno le riflessioni di alcuni professori sull'esame di Maturità: la preparazione degli studenti, dicevano, è da terza media. Vogliamo porci delle domande, allora?».

«Per l'amor del cielo!», esclama il delegato vescovile, «posso immaginare che i politici affermino che a tutte queste cose, loro, ci stanno pensando. Benissimo!, ma allora ce lo dicano, perché l'unica cosa che traspare è l'aumento degli stipendi dell'altro giorno. Quando si parla dei politici se ne parla come della "casta": brutta espressione ma drammaticamente realistica», l'amara conclusione.

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