Scontro sul bar della biblioteca comunale di via Roma
Il Tar: niente risarcimento per la società che ha rescisso in anticipo il contratto di gestione e accusava il Comune di essere inadempiente
TRENTO. Non c'è alcun risarcimento per la società che ha rescisso in anticipo il contratto per la gestione del bar della biblioteca comunale di via Roma.
Lo ha deciso il Tar di Trento, respingendo il ricorso presentato da Maf di Marconcini Flavio&C Sas contro l'amministrazione di Trento con la richiesta dei danni «in relazione all'inadempimento del Comune di Trento delle disposizioni del contratto stipulato il 31 agosto 2007».
La società ha infatti imputato alle decisioni del Comune la perdita del fatturato, per aver spostato la sezione dei ragazzi alla Palazzina Liberty nel 2015 e a causa dei ripetuti episodi di furto che si erano verificati nei locali della biblioteca nei mesi precedenti.
E pensare che la gestione della Maf era partita bene. La gara per la concessione dei locali, con contratto di sei anni, era stata vinta dalla società con un rialzo del canone annuo di concessione del 45% sull'importo fissato dal Comune (circa 30mila euro).
Al termine del periodo, nel luglio 2013, la richiesta della Maf di proroga della concessione era stata autorizzata dal Servizio Patrimonio del Comune anche sulla scorta del giudizio positivo del Dirigente del Servizio Biblioteca che esprimeva «soddisfazione circa il servizio prestato dall'attuale gestore del bar interno alla biblioteca», il quale «ha dimostrato professionalità, cortesia e corretta collaborazione».
Il contratto era stato quindi rinnovato per altri sei anni dal primo settembre 2013 al 31 agosto 2019.
Nel frattempo però la società aveva accumulato nei confronti del Comune un debito di circa 30mila euro, per lo più derivante dall'omesso versamento delle rate mensili del canone.
Debito che il Comune aveva autorizzato a pagare a rate, dato che la società evidenziava di non poter versare la somma in un'unica soluzione a causa della «crisi generale dei consumi».
La decisione di recedere anticipatamente dal contratto di concessione era stata comunicata nel marzo 2017, a partire dal primo settembre 2017.
La società aveva motivato la scelta a causa del «vistoso calo dell'utenza, e degli incassi», «imputabile in via esclusiva ad inadempimento» dell'amministrazione comunale «ed in particolare a colposa e negligente gestione della struttura».
I giudici amministrativi evidenziano che l'amministrazione non è vincolata a mantenere l'organizzazione degli spazi e che, a seguito degli episodi di microcriminalità segnalati nel 2014, aveva rafforzato la presenza della forze dell'ordine in biblioteca, previsto il presidio per il controllo anche dei servizi igienici da parte di guardie giurate, coinvolgendo i lavoratori del Progettone e i mediatori sociali.
«E allora, verosimilmente, il decremento dei ricavi non è dipeso da inadempimenti, in realtà insussistenti, da parte del Comune - evidenzia il Tar - bensì dalla situazione di significativa e perdurante difficoltà economica vissuta dalla ricorrente», come dimostrerebbe l'accumularsi di un debito di 30mila euro.