Gravissimi i due operai ustionati a Ledro, in Trentino aumentano gli infortuni sul lavoro in generale
I dati dell’Inail: sette morti e almeno dieci infortuni gravi, le vittime sono boscaioli, ma anche addetti ai magazzini, e il sindacato denuncia «non si fa abbastanza»
LEDRO. Sono sempre ricoverati in gravissime condizioni nei reparti Grandi Ustionati degli ospedali di Verona e Genova, i due lavoratori investiti da una fiammata mentre lavoravano alla manutenzione di una cisterna alla Metallurgica Ledrense di Tiarno di Sopra.
Il gravissimo incidente sul lavoro di ieri è solo l'ultimo di una scia senza fine. Nei primi sette mesi di quest'anno, comunica l'Inail, in Trentino sono stati denunciati 4.226 infortuni sul lavoro.
Almeno dieci di essi sono gravi: il volto colpito da un gancio di metallo, il braccio incastrato nel macchinario, la mano tagliata da una sega a disco, i traumi per cadute o uscite fuori strada con mezzi di lavoro. E sette casi sono mortali: boscaioli ma anche addetti a trasporto e magazzinaggio.
Un morto al mese, come l'anno scorso, come negli anni peggiori.
Nel 2020 gli infortuni mortali sono stati 13, ma tra essi c'erano anche i morti sul lavoro per Covid. Quest'anno si riprende a ferirsi e a morire in fabbrica, in cantiere, sulle strade, nei boschi.
«Non ci sono abbastanza investimenti nella sicurezza - denuncia Manuela Faggioni della segreteria Cgil - E i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza devono essere messi nelle condizioni di essere più incisivi».
Secondo il rapporto dell'Inail reso noto ieri, gli infortuni in occasione di lavoro sono stati in sette mesi 3.726, quelli in itinere, cioè sulla strada per raggiungere il luogo di lavoro, 500. Il numero complessivo, 4.226, è in calo del 4,6% rispetto ai 4.430 casi del periodo gennaio-luglio 2020, si contano cioè 204 incidenti in meno, ma solo perché allora esplosero gli infortuni Covid, cioè gli operatori della sanità e dell'assistenza che si ammalavano sul posto di lavoro.
Nei primi sette mesi dell'anno scorso i casi in sanità e assistenza sociale erano 847, quest'anno sono 289, ben 558 in meno. Senza questi numeri, gli infortuni 2021 sarebbero in crescita del 9%.
Quest'anno gli infortuni Covid non sono scomparsi ma si sono fortemente ridotti, anche grazie alla campagna vaccinale. I casi aumentano invece nell'industria, 899 contro 626, e nell'artigianato, 401 rispetto a 313. L'agricoltura registra un leggero calo, da 368 dell'anno scorso a 350 quest'anno.
Più in dettaglio, gli incidenti nelle imprese manifatturiere aumentano del 40% da 372 a 523, nell'edilizia i casi crescono del 28% da 202 a 260, nei trasporti e magazzinaggio c'è un balzo del 36% da 138 a 188 casi.Tra i singoli comparti, quello di cui fa parte l'azienda di Ledro vede aumenti tra i più marcati: in metallurgia gli infortuni triplicano da 6 a 17, nella fabbricazione di prodotti in metallo crescono del 60% da 72 a 115. In calo, come abbiamo detto, gli infortuni in sanità e assistenza e anche nel settore turistico, che è stato a lungo chiuso, dove si scende da 441 a 279 casi. Tra le fasce di età, c'è un incremento degli incidenti tra i più giovani: da 313 a 366 fra 20 e 24 anni, da 388 a 410 fra 25 e 29 anni, da 369 a 390 fra 30 e 34 anni.
Secondo l'Anmil, l'Associazione mutilati e invalidi del lavoro, tra gennaio e agosto si contano in Trentino dieci incidenti gravi, da Ala ad Arco, da Mattarello a Mori, da Villa Lagarina a Besenello, da Levico a Trento. Tra i morti sul lavoro, ben tre sono boscaioli: Alberto Capra a Carzano, Mihai Gabriel Dumitrascu sopra Cavalese, Ionut Berta a Panchià. Ma ci sono anche casi nel settore trasporti e magazzinaggio e nel turismo.
«Il calo nel numero totale di infortuni è riconducibile al Covid, che l'anno scorso aveva colpito soprattutto assistenza sociale e turismo - afferma Manuela Faggioni - Quest'anno invece ci sono aumenti consistenti nel manifatturiero in generale e in particolare nel metallurgico e nel legno, attività legate alla ripartenza e al superbonus. Sulle vittime il dato è molto grave, siamo sui numeri del 2020 che è andato molto male».
Secondo Faggioni «non ci sono abbastanza investimenti in sicurezza, non solo nella formazione del personale, che in Trentino si fa. Gli investimenti devono essere anche in altro: in innovazione tecnologica, nel rinnovamento dei macchinari. Occorre fare valutazioni sui mancati infortuni, quelli evitati per un pelo, "per fortuna non è successo", perché la prossima volta non dipenda dalla fortuna. Ci sono pochissime aziende che applicano i sistemi di gestione su salute e sicurezza, protocolli volontari che prevedono linee operative stringenti: bisognerebbe incentivarne l'utilizzo anche economicamente. E serve meno ritrosia da parte delle imprese nei confronti dei rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza, che devono essere messi nelle condizioni di essere più incisivi».