Ioppi: «Si rischia un ospedale vecchio, quel progetto va modificato»
Il presidente dell'Ordine dei medici critica una serie di punti centrali della struttura pensata dall'impresa che ha vinto la gara d'appalto: «Da rivedere malattie infettive, ostetricia e ginecologia, pronto soccorso e rianimazione»
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TRENTO. Appalto o no, il progetto del Not va rivisto. Perché al Trentino «serve urgentemente un ospedale nuovo, ma moderno ed efficiente. Non si faccia un ospedale pur di farlo».
Il presidente dell'ordine dei medici Marco Ioppi entra sul tema Not. E lo fa, com'è suo costume, con parole pacate, ma dirette.
Come tanti, ha letto il dossier realizzato dai consulenti della Pizzarotti, che contestano il progetto vincente, cioè quello presentato dalla Guerrato.
E ha letto l'intervista a Raffaele De Col su L'Adige, in cui il dirigente chiarisce che il progetto, prima dell'avvio lavori, può essere rivisto se l'ente pubblico ritiene sia necessario.
È da qui che inizia la riflessione di Ioppi: la necessità c'è.
Al di là del bando di gara e del faticoso iter, anche giudiziario, che ha portato all'assegnazione, c'è più di qualcosa da rivedere, per dare ai trentini un ospedale che non sia vecchio prima ancora di aprire.
«Abbiamo anche noi guardato il progetto e abbiamo notato che in effetti ci sono delle incongruenze rispetto al disciplinare che era stato consegnato. Soprattutto, crediamo che il progetto sia da rivedere per quanto riguarda alcuni aspetti importanti: malattie infettive, ostetricia e ginecologia, pronto soccorso e rianimazione troppo distanti dalle sale operatorie».
Il presidente ne fa una questione di efficienzae parte dall'aspetto che gli preme di più, anche per via della sua esperienza professionale: Ostetricia.
«Per fare un ospedale moderno, la sala parto con la pediatria dovrebbero essere in una zona deospedalizzata. Dovrebbe essere una zona quasi non ospedaliera, per mettere a suo agio donna e nascituro, secondo i principi dell'umanesimo della sala parto. Ma una zona che possa usufruire di percorsi veloci di collegamento. Questo significherebbe un passo avanti, che garantisca attenzione a donna e bambino, ma non l'ho trovato. È un ospedale di vecchia concezione».
E poi c'è il nodo dei collegamenti tra alcune zone funzionali.
Collegamento, osserva Ioppi, fondamentale, in un ospedale moderno.
«De Col ha parlato di un progetto che si può rivedere. Mi pare serva un'opera di ricostruzione ardita da fare, altrimenti corriamo il rischio di avere un ospedale già vecchio.
Il caposaldo fondamentale è che il pronto soccorso dev'essere facilmente accessibile, da cui sono immediatamente accessibili i servizi d'urgenza ed emergenza, quindi dev'essere a contatto con sale operatorie e rianimazione. Secondo il progetto di oggi è un po' dislocato».
Poi ci sono le questioni che non si potevano nemmeno immaginare, all'epoca del bando sul Not.
Il covid ha ridisegnato le esigenze di cura, la facoltà di medicina ha ampliato le esigenze di spazi, ma anche di funzioni.
Quanto alle necessità fatte emergere dalla pandemia, serve rivedere la concezione del reparto di malattie infettive: «Rispetto al progetto presentato, credo servano modifiche, era stato immaginato in epoca pre covid - spiega Ioppi - non sono evidenziati i percorsi, in entrata e in uscita, tra infetti e non. E servono le stanze singole. E poi dopo il Covid sarà necessario aumentare i posti letto in terapia intensiva, come per altro previsto dai finanziamenti sul Pnrr».
Infine, c'è la facoltà di medicina. Pure quella non era nemmeno un'idea, all'epoca in cui si è pensato di realizzare il Not. Ma ciò non significa che sia pensabile realizzare un ospedale senza tenere conto delle esigenze di studenti e ricercatori.
«L'Università ha bisogno di spazi - spiega Ioppi- non solo aule di insegnamento e laboratori di ricerca, ma serve anche prevedere servizi che un complesso universitario ha, e uno ospedaliero no. Per esempio serve un istituto di farmacologia, uno di igiene pubblica, serve rivedere Anatomia patologica e medicina legale: ora garantiscono un servizio efficiente all'ospedale, ma non hanno un reparto. Per una facoltà universitaria che si occupa di ricerca e insegnamento, non basta».Sugli altri aspetti - dalla viabilità alla vicinanza con il fiume Adige - Ioppi non entra nemmeno nel merito, perché «non siamo tecnici, a quello pensano loro».
Ma già gli aspetti che evidenzia lui sono parecchi. E quella che fa alla politica è un'esortazione: se ci sono spazi per cambiare il progetti, si usino.
«La cosa più importante - conclude - è che non si faccia un ospedale pur di farlo. Quando si darà un parere favorevole ad un progetto, dovrà essere un progetto capace di rispondere alle esigenze di oggi. E poi speriamo si velocizzi la procedura, altrimenti per forza il progetto diventerà vecchio prima di essere realizzato».