Green Pass in tutti i luoghi di lavoro, ma in Trentino 60 mila persone non sono in regola
I lavoratori, fra pubblico e privato, sono circa 195 mila in provincia di Trento: con l’obbligo del certificato, problemi per aziende ed enti pubblici, soprattutto per addetti fra i 50 e i 69 anni di età
IL DECRETO Dal 15 ottobre obbligo per i lavoratori. Fino a 1.500 euro per chi non l’avrà
TELELAVORO Smart working e green pass: le regole e i rischi di confusione
TRENTO. L'obiettivo è accelerare. Inserire la quinta marcia per riuscire a percorrere in fretta l'ultimo miglio, quello decisivo, quello più importante, quello che ci separa dalla (quasi) garanzia di poter affrontare autunno e inverno con relativa serenità.
La svolta sarà il certificato nei luoghi di lavoro (anche privati).
Che anche in Trentino riguarderà decine di migliaia di persone.
Nella nostra provincia i lavoratori sono 195 mila (di cui 42 mila pubblici, tra Provincia e Stato), mentre la forza lavoro (compresi occupati, disoccupati e inattivi ma potenzialmente occupabili) è di 260 mila persone. I dati sulla vaccinazione invece dicono che in Trentino ci sono circa 110 mila persone non ancora vaccinate. Se escludiamo le fasce tra i 12 e i 19 anni e quelle sopra i 65 anni, restano circa 80 mila trentini in età lavorativa che non hanno aderito alla campagna.
Per questi, quindi, l'obbligo di green pass nei luoghi di lavoro, diventerebbe fondamentale. «Indubbiamente il green pass per il lavoro andrebbe a incidere notevolmente nella fascia tra i 20 e i 50 anni», ragiona la dottoressa Maria Grazia Zuccali in chiave di nuova linfa per la campagna. «Si tratta, infatti, di quella che è attualmente maggiormente scoperta: le persone di quella età sono anche lavoratori e quindi la certificazione obbligatoria provocherebbe inevitabilmente un aumento della copertura. Ma c'è un altro aspetto importante: quella è anche la fascia di età di chi ha in casa persone tra gli zero e i dodici anni, bambini che ad oggi non hanno accesso alla campagna».
Ecco quindi che andare a proteggere mamme e papà avrebbe effetti importanti anche sui bambini. E viceversa, perché il bimbo che potrebbe portare il virus in casa non causerebbe problemi gravi in chi è protetto.
Ecco i numeri del Trentino: tra gli anziani le coperture sono sostanzialmente totali (97% tra gli over 80 e 91% tra i 70 e i 79 anni). Manca all'appello qualche migliaio di persone - circa 6.000 -, tra convinti no vax e chi, magari per problemi di salute, non può vaccinarsi. Nelle fasce 50-59 e 60-69 si corrono i rischi maggiori: nella prima siamo al 77% di copertura (mancano ancora quasi 20 mila trentini) e nella seconda siamo all'85% (non hanno aderito circa 10 mila persone).
Come ha ribadito il dottor Ferro (ma non solo lui: l'hanno detto tutti i medici e sanitari presenti) in quelle fasce d'età vaccinarsi è importantissimo, perché un eventuale contagio potrebbe portare più facilmente a complicazioni.
Veniamo quindi alle tre categorie più giovani: 20-29, 30-39 e 40-49. In ognuna di queste non si arriva al 70% di copertura. Su una platea totale di 192 mila trentini hanno completato il ciclo 132 mila, per un 67% complessivo.
Mancano all'appello, quindi 60 mila persone. Tantissime. Che rappresentano per il virus e per la variante Delta un bacino decisamente "allettante". Infine l'ultima fascia, quella 12-19 anni: circa la metà dei 44 mila totali si sono vaccinati e quindi mancano all'appello poco più di 20 mila giovani. Ad oggi, quindi, la situazione è questa: 540 mila trentini, di cui 65 mila (tra gli 0 e i 12 anni) che non accedono alla campagna. Delle circa 470 mila persone rimanenti, 330 mila hanno già entrambe le dosi.
A questo dato possiamo tranquillamente aggiungere altre 30 mila persone che sono in attesa della seconda iniezione: trentini per cui essere totalmente protetti è solo una questione di giorni. In totale mancano all'appello, quindi, 110 mila persone, di cui due terzi hanno tra i 20 e i 50 anni.
«Circa un 3% della popolazione - commenta Ferro - è contrario a qualsiasi vaccino. Puntiamo a convincere gli altri, con i numeri, con la razionalità, con la dimostrazione che il vaccino funziona. Il Green pass è certamente una formula efficace, che sostiene indirettamente la campagna: è vero, riduce gli spazi di libertà, ma è necessario. È una scelta, come prendere l'autostrada:chi la prende sa che paga il pedaggio».