Il personale del San Camillo ha paura di Minardi: «Non minimizzate e non sorridete, è pericoloso per sé e per gli altri»
L’altra notte ha sfondato la porta a vetri alle 2 ed ha allagato un piano dell’ospedale con i tubi del riscaldamento: «Ricoverato qui dopo l’accoltellamento, continua a tornare, e conosce tutto il personale nome per nome, abbiamo paura»
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VIDEO I vigili arrivano, controllano, e vanno via
TRENTO. Angelo Minardi, il senzatetto che ormai da una settimana bivacca in piazza Duomo a Trento, e che l’altra notte si è reso protagonista di una intrusione all’ospedale San Camillo di via Giovanelli (dove ha saccato una vetrata di ingresso ed ha allagato un intero piano con i tubi del riscaldamento), fa paura al personale del nosocomio.
Nessun mette in dubbio che quest’uomo – al centro ormai di numerose vicende giudiziarie e denunce – abbia bisogno di cure. Ma resta il fatto che gira indisturbato in città e come dimostrano i fatti del San Camillo, ed è pericoloso per se e per gli altri.
Ci scrivono alcuni operatori sanitari del San Camillo: «dopo aver letto l'articolo in merito al noto Minardi e dell intrusione al San Camillo alle 2 di notte del 21 settembre, dobbiamo fare delle precisazioni:
Il sig. Minardi era stato ricoverato presso il quinto piano - medicina lungodegenza – dopo l'episodio del 9 agosto (quenado era stato accoltellato a Pergine, ndr), si è autodimesso e dopo circa 2/3giorni ha incominciato a presentarsi poi in reparto minacciando e richiedendo di persone e cose che nulla hanno a che fare con lui se non professionalmente.
Chiediamo, nel rispetto e a sostegno dei professionisti coinvolti di riportare dati oggettivi e non un racconto minimizzante e quasi comico del matto di turno. Seppur persona psichicamente compromessa, quest’uomo è cattivo, vendicativo, pericoloso.
La notte dell’incursione, non voleva entrare al quinto piano per prestazione sanitaria come è stato raccontato: ha fatto minacce che ledono il personale in servizio, di cui conosceva i nomi, e ai quali si è rivolto direttamente. Questa condizione la stiamo vivendo da quando è entrato in reparto, e le segnalazioni sono state finora inutili; limita la libertà e soprattutto la tranquillità del personale. Non scrivete articoli che fanno sorridere e minimizzano: non è corretto nei nostri confronti, c'è poco da sorridere».