Provincia «bocciata» al Tar sulle Linee guida per gli orsi, gli ambientalisti: «Ora si avvii un serio dialogo sulla gestione compatibile»
Enpa, Lav, Wwf, Lndc, Oipa e Wwf unite: «Le misure introdotte dalla giunta sono un intollerabile strumento di morte, Provincia da anni inadempiente sulla prevenzione e informazione»
SENTENZA Perché il Tar ha bocciato la ProvinciaIL NODO Le nuove linee guida con il via libera agli abbattimenti nei casi problematici
FUGATTI Ecco le decisioni di piazza Dante sugli abbattimenti in "autonomia"
TRENTO. Cantano vittoria le numerose associazioni ambientaliste ed animaliste nazionali che avevano proposto il ricorso al Tar contro le «Linee guida» sulla gestione dell’orso e dei grandi carnivori della Provincia Autonoma di Trento. Ricorso vinto, e Linee guida rispedite al mittente perchè non in linea con le Linee guida nazionali.
Ricordano le sigle promotrici (ENPA – LAV - LNDC - OIPA – WWF): «Lo scorso 25 giugno la Giunta Provinciale di Trento ha deliberato le “Linee guida per l’attuazione della legge provinciale n.9/2018 e dell’articolo 16 della direttiva Habitat in relazione all’orso bruno”. Si tratta di un documento composto da cinquanta pagine nelle quali vengono minuziosamente codificate le regole di ingaggio per procedere con l’uccisione di orsi che assumono comportamenti aprioristicamente considerati problematici o che si trovano in situazioni critiche.
Nel mirino dei fucili del Corpo Forestale Provinciale, potranno così finire tutti quegli orsi che, anche solo avvicinatisi agli ambiti urbani, non avranno dimostrato un cambiamento delle loro abitudini dopo due interventi di dissuasione, a prescindere dalla corretta conduzione di tali interventi.
A causa delle linee guida, in questo momento M63 e F42, due orsi che sono stati notati mentre cercavano cibo nei cassonetti non protetti delle periferie dei paesi, corrono il rischio di essere uccisi. I rifiuti urbani e la loro messa in sicurezza mediante l’uso di cassonetti anti orso, è infatti il principale problema che può portare i plantigradi a comportamenti che altrimenti non metterebbero mai in atto. Un problema ben noto in tutte le zone che ospitano popolazioni di orso, ma che la Provincia di Trento ha finora colpevolmente sottostimato, decidendo di cominciare a risolvere solamente dallo scorso 18 giugno, approvando una delibera che dispone finalmente una graduale, ed invero parziale e lenta, sostituzione dei cassonetti normali con quelli protetti che impediscono l’accesso agli orsi. Il ritardo è grave e non giustificabile, considerato che gli orsi sono stati reintrodotti proprio dalla PAT in quel territorio oramai dall’anno 2000».
«Le linee guida predisposte dalla Provincia di Trento sono solo un intollerabile strumento di morte, non serviranno minimamente a prevenire la presunta confidenza degli orsi con gli esseri umani e quindi gli altrettanto presunti possibili incidenti – dichiarano unite ENPA, LAV, LNDC , OIPA e WWF Italia - per questo motivo abbiamo depositato tre ricorsi al TAR Trentino chiedendone la cancellazione!»
Per gli animalisti «Se un orso appare confidente verso gli esseri umani, la responsabilità non è certo dell’animale ma delle colpevoli mancanze delle amministrazioni provinciali trentine che, nel corso degli anni, non hanno investito come necessario nella prevenzione e nell’educazione dei cittadini. Per questo motivo le linee guida devono essere immediatamente cancellate e sostituite da una puntuale pianificazione di interventi istituzionali che abbiano l’obiettivo di educare i cittadini ai corretti comportamenti da tenere in zone con presenza degli orsi e di mettere rapidamente in sicurezza tutte le fonti di cibo antropico».
Con la sentenza pubblicata oggi dal TAR di Trento le associazioni WWF Italia e LNDC (Lega Nazionale Diritti del Cane) «hanno ottenuto un importante risultato nella battaglia legale che da anni vede contrapposte le ragioni della tutela e quelle della Provincia Autonoma di Trento nella controversa materia della gestione degli orsi bruni sul territorio trentino.
Il TAR di Trento, accogliendo le istanze delle associazioni ricorrenti, assistite in giudizio dagli avvocati Michele Pezone e Paolo Letrari, ha annullato la delibera della Giunta Provinciale di Trento del 26 giugno 2021 nella parte in cui ha approvato le disposizioni delle Linee guida provinciali per la gestione degli orsi bruni che prevedevano in caso di aggressione con contatto fisico, “che venisse sempre e comunque disposto, a mezzo di un’ordinanza contingibile e urgente, l’abbattimento dell’orso responsabile dell’aggressione, senza che residuasse alcuno spazio per la valutazione, caso per caso, della sussistenza di un pericolo attuale per l’incolumità pubblica”. Si sarebbe così introdotta la possibilità di uccidere senza alcuna valutazione di quanto effettivamente accaduto e delle condizioni di reale pericolo.
Questa storica pronuncia del TAR di Trento, coerente con i principi di gradualità e proporzionalità delle misure adottabili in presenza di comportamenti a rischio degli orsi selvatici, apre la strada ad una riconsiderazione delle politiche di "rimozione pregiudiziale" sino ad ora portate avanti dalla Giunta provinciale trentina».
Ciò «premia l’impegno delle associazioni ambientaliste e animaliste che in questi anni si sono battute in difesa di una specie protetta, preziosissima per la conservazione della biodiversità alpina, evidenziando il valore intrinseco di ogni singolo individuo e contrastando una deriva decisionista dell’azione amministrativa. Una politica che rischiava di mettere in serio pericolo, con abbattimenti indiscriminati e non necessari, la conservazione di questa specie nell'arco alpino».
«La sentenza del TAR di Trento segna un primo punto estremamente importante in tema di conservazione dell’orso» dichiara Dante Caserta, vicepresidente WWF Italia. «Sul livello di tutela di specie importanti come l’orso non possono esser fatti passi indietro. Come WWF in questi anni abbiamo cercato sempre il dialogo con tutte le amministrazioni che hanno nei loro territori orsi o lupi, lavorando sulla prevenzione e sulle condizioni per assicurare una pacifica convivenza sulla base delle positive esperienze che si conducono ormai da decenni. Auspichiamo che la decisione del TAR apra la strada ad un più proficuo confronto anche con la Provincia di Trento».