Green pass, allarme tamponi in Trentino: boom di richieste, il sistema non può reggere il ritmo
Farmacie e centri diagnostici privati cercano di potenziare il servizio, ma sarà difficile far fronte all'aumento delle richieste con l'obbligo per i lavoratori dal 15 ottobre. Ferro (Apss) «La nostra priorità è rivolta alla campagna vaccinale. Ritengo che sicuramente la normativa supererà la data del 31 dicembre che è stata fissata dal governo»
TRENTO. La situazione è piuttosto chiara: fare i tamponi antigenici per tutti quelli che vogliono il green pass ma non vogliono vaccinarsi sarà impossibile.
Diciamo "sarà" e non "è impossibile" perché consideriamo il 15 ottobre come data di riferimento. Ma già oggi il sistema dei test rapidi in Trentino è al limite.
Anzi sopra il limite. Se le farmacie e le aziende che forniscono il servizio ammettono di non poter soddisfare la potenziale richiesta di test, l'Azienda sanitaria chiarisce che «la questione dei tamponi rapidi non è al momento una nostra priorità. Noi proseguiamo e investiamo le risorse nella campagna vaccinale. In questi giorni siamo concentrati anche sulla terza dose e il lavoro non manca».
A parlare è il direttore generale facente funzioni Antonio Ferro. Che entra poi nel merito: «Per aumentare i numeri dei tamponi servirebbero strutture ad hoc con personale ad hoc, ma in questo momento in Azienda non possiamo dedicare infermieri e medici a questo scopo. La task force provinciale è sempre attiva e il tema lo valuteremo, ma ribadisco che l'attenzione è sulla campagna vaccinale».
La questione dei test antigenici validi per il green pass temporaneo non durerà solamente un paio di mesi.
«Ritengo che sicuramente la normativa supererà la data del 31 dicembre che è stata fissata dal governo», aggiunge ancora il dottor Ferro. Tornando alla questione tamponi, la conferma di una situazione già ora piuttosto complicata arriva dalla presidente dell'Ordine dei farmacisti Tiziana Dallago: «La situazione è grave già in questi giorni e la pressione sta diventando insostenibile. Sono in fase di studio alcuni "accorgimenti", ma se la domanda di lavoratori non vaccinati è quella ipotizzata (intorno a 60 mila persone in età da lavoro non vaccinate ndr) è evidente che non potremo sostenere la richiesta».
Anche la Sea, l'azienda da mesi in prima linea con il servizio di tamponi, sta mettendo in campo una serie di iniziative in più, ma non potrà accontentare tutti: «La richiesta è altissima - spiega Renzo Cescato, presidente di Ecoopera, che controlla Sea - e noi abbiamo praticamente tutto prenotato fino a metà novembre. Abbiamo introdotto alcuni accorgimenti, come quello di aprire alle 6 del mattino e di fare i test anche la domenica sera, ma il problema è il personale, che non si trova. E poi noi abbiamo comunque tutto il lavoro "normale" da portare avanti con la medicina del lavoro».
Insomma, come accennato i margini di crescita per rispondere alla domanda, già altissima ma verosimilmente in aumento esponenziale tra due settimane, non ci sono.
I numeri dicono che nel mese di settembre in Trentino sono stati effettuati circa 89 mila antigenici (praticamente 3.000 al giorno di media), con una crescita del 171% rispetto ai poco meno di 33 mila di luglio (mese "pre green pass"). E bisogna considerare che a settembre alcuni fattori hanno inciso: il bel tempo - quindi la non necessità di fare il tampone per andare a cena all'interno -, l'assenza o quasi di manifestazioni sportive - basket e volley, ad esempio, sono ancora ferme -, e ovviamente la non obbligatorietà per accedere al posto di lavoro.
Se con tremila tamponi al giorno la situazione è già difficile, è evidente che se 60 mila trentini dovranno fare un test ogni 48 ore il sistema non potrà garantire il certificato per andare sul posto di lavoro.
«Noi - prosegue Cescato - abbiamo eseguito circa 10 mila test tra agosto e settembre, in un sistema ovviamente collegato all'Azienda sanitaria per i risultati e i referti. Adesso la richiesta è in aumento e stiamo organizzando risposte concrete per chi ci chiede il test. Anticiperemo alle 6 l'apertura, il costo calerà da 18 a 15 euro e cercheremo personale per aumentare i numeri, ma non è assolutamente facile».
«Stiamo valutando - aggiunge Dallago - alcune opzioni: le farmacie hanno chiesto di trovare un modo informatico per accelerare le operazioni di prenotazione, accettazione e refertazione, ma non è così immediato.
Potremmo aumentare l'offerta ma servirebbe più personale, che al momento non c'è. Alcune farmacie stanno aderendo: ora siamo a circa 65 su un totale di 150, ma alcune non potranno aderire per questioni logistiche e di spazi. Senza dimenticare che in autunno e inverno un gazebo esterno non sarà più sufficiente. Con l'Apss il dialogo c'è ed è costante, ma la loro attenzione è giustamente rivolta alla campagna vaccinale».