Migranti, Fugatti risponde a Coppola: il Trentino non ha ricevuto richieste per la creazione di un Centro di rimpatrio
La consigliera del verdi aveva presentato un'interrogazione richiamando le parole del presidente altoatesino Kompatscher, secondo il quale si prevede l'apertura di un Cpr nel territorio regionale. "Quei centri sono strutture di detenzione amministrativa in cui i diritti delle persone vengono sospesi creando sofferenza ed emarginazione", denuncia l'esponente degli ecologisti
TRENTO. Né la Provincia autonoma di Trento né i comuni trentini sono stati contattati in relazione alla possibile apertura di un Centro di permanenza per i rimpatri, ovvero i luoghi dove i cittadini extracomunitari privi di titoli di soggiorno o già espulsi vengono alloggiati in attesa di tornare nei paesi d'origine.
Questa la risposta del presidente Maurizio Fugatti ad un'interrogazione presentata dalla consigliera provinciale Lucia Coppola (Europa Verde).
L'interrogazione nasce dall'intervento di Arno Kompatscher, presidente altoatesino, che nella seduta di metà mandato del Consiglio regionale ha annunciato l'apertura di un Cpr in regione.
"I Cpr - scrive Coppola nell'interrogazione - sono strutture di detenzione amministrativa ove vengono reclusi i cittadini non comunitari sprovvisti di un regolare documento di soggiorno oppure già destinatari di un provvedimento di espulsione.
Pronta la protesta di chi da sempre si occupa di accoglienza.
Alcune realtà sociali altoatesine e trentine hanno lanciato un appello, pubblicato su Melting Pot Europa, per chiedere che nessun Cpr sia aperto né in Regione né altrove.
Si legge nel comunicato: i Cpr sono 'luoghi in cui ogni diritto viene cancellato. Il Cpr è uno spazio di sospensione attraverso un oblio che porta le persone, sempre più spesso, a togliersi la vita all’interno di questi lager'.
Il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha pubblicato recentemente il Rapporto sulle visite effettuate nei centri di permanenza per i rimpatri (2019-2020).
Nel dossier si evidenziano 'degrado e insalubrità delle strutture, la scarsa luce e aria naturali, l’assenza di locali e spazi per le attività in comune. Inoltre le strutture presentano problematiche di varia natura, non estranee a un contesto ambientale e organizzativo trascurato e disattento anche alle esigenze elementari delle persone che ci vivono'.
Ora la nostra regione pare si appresti ad aprire un Cpr e non essendo stato ancora individuato il luogo, potrebbe essere realizzato anche in Trentino.
Considerata la complessa situazione internazionale dove ci sono molti Paesi nel mondo in stato di guerra e sono milioni le vittime di violenze e soprusi i flussi migratori continueranno incessanti.
Le politiche di reinpatrio fino a qui adottate dallo Stato italiano non hanno sortito effetti positivi.
Ritengo che invece di pensare a rispedire queste persone in luoghi dai quali sono stati costretti a fuggire sarebbe ragionevole rivedere le politiche di accoglienza che devono privilegiare l’inclusione e la tutela dei diritti umani e della dignità.
Bisogna attivare strumenti che evitino l’emarginazione e un’ulteriore sofferenza e purtroppo i Cpr sono la negazione di ogni diritto", conclude Lucia Coppola, che nel'interrogazione esorta la Provincia a desistere da ogni progetto di Centri di rimpatrio.