Dieci anni fa il disastro della Costa Concordia: 32 vittime sulla nave dopo lo schianto all'Isola del Giglio
Il gigante del mare aveva a bordo 4 mila persone in crociera, il comandante Schettino è stato condannato a 16 anni di reclusione. Il commento del senatore Gregorio De Falco, all'epoca capo della capitaneria di porto di Livorno: "Avremmo potuto salvarli tutti, se ci fosse stata l'autorità a bordo"
TESTIMONI I trentini salvi sulla nave affondata
TRENTO. È la notte freddissima del 13 gennaio 2012. La nave da crociera Costa Concordia, gigante bianco con a bordo più di 4 mila persone tra passeggeri ed equipaggio, è nel pieno del suo itinerario Profumo di agrumi attraverso il Mediterraneo, quando si inclina su un fianco.
Pochi minuti prima, uno scoglio ne ha squarciato il lato sinistro. E solo per un destino fortuito lei si è arenata lì, di fronte all'Isola del Giglio.
Sarà il più grande naufragio di una nave passeggeri della storia, con 32 vittime.
Il comandante della nave, Francesco Schettino, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione.
Oggi è il decimo anniversario della tragedia e in molti rievocano quelle ore drammatiche.
"Avremmo potuto salvarli tutti, perché la nave ha resistito per parecchie ore, benché rovesciata su un fianco. Se ci fosse stata l'autorità a bordo".
Gregorio De Falco, ex capo della sezione operativa della capitaneria di porto di Livorno, lo sottolinea nella quindicesima puntata, Concordia, l'inchino fatale. Una tragedia che si poteva evitare, di Ossi di Seppia, quello che ricordiamo' dall'11 gennaio su RaiPlay.
De Falco, che quella notte fu protagonista di una drammatica conversazione via radio con il comandante della nave (di cui è passata alla storia la frase rivolta a Schettino “Salga a bordo, cazzo“ ), ricorda oggi quelle ore fra caos, paura, passeggeri che si gettavano in mare per salvarsi ed altri che sono rimasti intrappolati all'interno della Costa Concordia.
È il 13 gennaio del 2012: la Costa Concordia, in navigazione da Civitavecchia a Savona per una crociera nel Mediterraneo, finisce contro gli scogli delle Scole, davanti all'Isola del Giglio.
A bordo ci sono 4232 passeggeri e nessuno di loro viene informato dell'urto.
Circa un'ora dopo l'impatto la nave inizia ad inclinarsi, mostra uno squarcio lungo oltre 50 metri sul fianco sinistro e si allaga in pochi minuti fino a un totale blackout.
Sulla scena intervengono circa cinquanta unità navali e otto elicotteri e già con le prime ore dell'alba emerge chiaramente che il naufragio è avvenuto per un errore umano.
"Come un animale mitologico - racconta De Falco - la nave riversa sulla costa dell'isola del Giglio mostra la pancia lacerata, squarciata. Nella società di oggi qualunque atto, anche modesto, di piccola scelleratezza si riversa sulla globalità in maniera del tutto imprevedibile… immedesimarsi nel destino degli altri è l'unico modo per far bene il proprio ruolo, per far in modo che le aspettative del proprio ruolo non vadano deluse e non deludano te stesso".
Nel naufragio oltre alle 32 vittime si registrano decine di feriti.
Il comandante Francesco Schettino viene condannato a 16 anni.
"Oggi si può capire che quella della Costa Concordia - aggiunge De Falco - non fu una tragedia marittima, è una vicenda che si è creata per un'azione scellerata, come fu giustamente definita all'epoca dal procuratore capo.
Quella vicenda per puro caso si è verificata su una nave, non è legata alla tecnica della navigazione, è una vicenda irripetibile nel senso che senza lo sfasamento che ci fu nella persona del comandante tra il proprio ruolo e il proprio interesse non si sarebbe verificato tutto questo".
De Falco, all'epoca del naufragio comandante della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno, oggi senatore, ha ricordato il disastro della Costa Concordia avvenuto il 13 gennaio 2012.
De Falco ha ricordato che "alle 21.45 la nave colpì gli scogli dell'isola del Giglio e si aprì uno squarcio", prima delle 22 "il comando di bordo è consapevole che si deve procedere all'abbandono della nave, ma questo non avviene" per lo "sfasamento tra il ruolo e gli interessi, le paure personali".
"Passano 45 minuti - aggiunge De Falco - prima che venga data l'emergenza generale da me richiesta nella prima interlocuzione.
Il tempo di abbandono di una nave è di 30 minuti e se si fosse proceduto a dare l'emergenza generale subito, con la nave ancora dritta, si poteva sbarcare tutti in un'ora-un'ora e mezza.
Questa operazione di soccorso, invece, va avanti per nove ore".
Secondo De Falco ci sono molte lezioni da imparare dal naufragio: "La tradizionale generosità delle popolazioni isolane, l'importanza che chi ha un ruolo pubblico metta sempre da parte sé stesso, è fondamentale che abbia chiari i fini del proprio agire che non si devono confondere con i propri interessi".
Infine, per De Falco, è necessario che "sia disincentivato il gigantismo navale. Oggi abbiamo navi ancora più grandi della Concordia che portano 6.500 persone, quale città sarebbe in grado di dare assistenza a 6mila persone tutte insieme?".